lunedì 9 marzo 2009

Monsami


Monsami è il centralinista della ditta per cui lavoro. Ha la mia stessa età, parla un pò di inglese e sà qualche parola di italiano. Mi chiede sempre che tempo fà in Italia: non credo abbia bene capito la questione delle stagioni. Quaggiù d'altronde hanno solamente due opzioni climatiche, caldo umido e caldo umido con pioggia.

Monsami è minuto: all'incirca un metro e sessanta per una quarantina di chili e parla con voce squillante. Ha l'immancabile baffo, indossa la sua bella camicia e tiene sempre una penna nel taschino. Tre must irrinunciabili per ogni indiano che si rispetti.
Ha sempre il sorriso sulle labbra, è molto disponibile e tutte le mattine viene nel mio ufficio per darmi il benvenuto. E' orgoglioso del suo lavoro e più di una volta mi ha mostrato come ricorda a memoria tutti i numeri telefonici della rubrica.
La sera verso le cinque inizia ad impacchettare decine e decine di campioni da spedire con i corrieri: è preciso e meticoloso in tutto quello che fà.

Monsami veniva al lavoro in autobus. Un giorno lo vedo arrivare, tutto contento, sopra ad una Hero Honda, con il casco di due taglie più grande.
Gli faccio i complimenti per la bella moto e mi spiega che quella insieme a 20 grammi d'oro era stata la dote che sua moglie gli aveva portato il giorno delle nozze. La maggiorparte dei matrimoni indiani, soprattutto quà nel sud, sono combinati: i genitori scelgono per i loro figli la moglie e fra le varie pretendenti la scelta cade su quella che ha la dote migliore.

Monsami mi ha chiesto se ho una moglie, gli ho risposto di no come se mi avesse domandato chissà cosa. Mi ha guardato perplesso.


C.

venerdì 6 marzo 2009

Puducherry



Puducherry o Pondicherry o Pondy come preferiscono chiamarla un pò tutti quaggiù, è un piccolo stato all'interno del Tamil Nadu, India del Sud. Conta più o meno un milione di abitanti, gode di notevoli vantaggi fiscali ed è una meta turistica molto ambita dagli indiani.

Me ne sono reso conto il 26 gennaio in occasione della festa nazionale per l'indipendenza, quando sono arrivati decine (centinaia?) di migliaia di turisti da ogni parte dell'India. E' stato un vero problema trovare un buco in uno dei nostri soliti ristoranti ed il promenade era ingolfato da famigliole a passeggio.

Sù wikipedia ho trovato la seguente frase: cito -Per il suo sapore coloniale francese, che la distingue dal resto del subcontinente indiano, Pondicherry è stata soprannominata "la Costa Azzurra dell'Est".
Ora, va bene tutto, ma Costa Azzurra dell'Est, proprio no. Ok, era una ex colonia francese, le vie del centro si chiamano rue, diversi ristoranti nei loro menù comprendono specialità d'oltralpe e gli hotel hanno nomi come Duplex, Promenade, L'Orient o Rendez Vous, ma la Costa Azzurra è un'altra cosa.
Tutti, almeno quelli che frequentano il subcontinente da diversi anni, non fanno altro che ripetermi che questa non è la vera India e che la zona è il miglior posto dove potessi capitare. Ovviamente se uno quà ci deve lavorare e non ha velleità turistiche.

L'impatto quando sono arrivato non è stato certo dei migliori: traffico impazzito, mucche e bufali in giro per le strade, sporcizia un pò dappertutto, cornacchie ed una umidità opprimente. Il mio appartamento poi non è proprio una reggia ed il quadro è completo.
Abito nel quartiere mussulmano, Rue Cazy 28: il posto è tranquillo e pulito vicino al centro ed al mare, l'unico inconveniente sono i muazzin. Hanno il brutto vizio di pregare al sorgere del sole; tutte le mattine intorno alle cinque con i loro megafoni gridano per circa un quarto d'ora dandomi il buongiorno.
Con il passare dei giorni, però, mi sono un pò abituato alla situazione ed ora riesco a muovermi bene in questa realtà.

Intendiamoci il momento migliore rimane sempre quello dove prendo lo stipendio e salgo sull'aereo ma ora la situazione non è tragica come all'inizio.


C.



giovedì 5 marzo 2009

Domenica

L'unico giorno libero che ho è la domenica. Sò che dovrei fare qualcosa di speciale, nel mini weekend, visto che sono in India e che ho così' poco tempo libero a disposizione.
Ed invece, almeno, per questi primi mesi l'unica cosa che ho fatto è stata poltrire in piscina o al mare. Per la verità non è stato affatto male, ma sentire gente che se na va a Mamallapuram o nel Kerala o a vedere qualche bellissimo tempio, con le loro gopuram coloratissime, nell'interno un pò mi spinge ad organizzare qualcosa.
Questo slancio culturale si affievolisce il sabato sera e si spegne definitivamente la domenica mattina. Con la scusa di avere tempo preferisco andarmene un pò a rilassarmi in qualche resort.
Il mio preferito è il Kailash Beach Resort, 10km a sud di Pudu. Il posto è tranquillo ed immerso nel verde, frequentato soprattutto da francesi con una meravigliosa piscina.
Il proprietario è un indiano piuttosto giovane che ha vissuto per lungo tempo in Francia. Nel suo resort è riuscito a coniugare il fascino esotico dell'India con la professionalità ricettiva francese.
La struttura ha un corpo centrale dove ci sono le camere da letto, una enorme piscina con l'acqua a sfioro, un ristorante, un patio per concerti e un locale per massaggi e trattamenti ayurvedici.
Un lungo viale alberato di terra rossa conduce alla spiaggia. Purtroppo non è attrezzata ma adatissima per delle lunghe passeggiate.
Preferisco rimanere a bordo piscina dove fra una buona lettura e un tuffo aspetto che il sole tramonti. L'ingresso è economico, con 500 rupie usufruisco delle strutture del centro per tutta la giornata, ovviamente massaggi e ristorante non sono inclusi nel prezzo.
Anche se il Kailash rimane la mia meta preferita, Aurobeach può essere una valida alternativa.
Aurobeach è, teoricamente, la spiaggia privata di Auroville. Ha un ingresso chiuso e possono accedere solo gli aurovilliani e i loro ospiti. La sicurezza non è poi così fiscale e con un pò di faccia tosta e qualche rupia si riesce ad entrare facilmente.
La spiaggia non è stò grande spettacolo ma un bel tuffo nell'oceano ha tutto un altro fascino di una piscina con il cloro. C'è anche un bar dove poter mangiare qualcosa, tutto rigorosamente vegetariano, e delle amache per rilassarsi.
L'unico inconveniente sono i venditori di collanine: se per qualche malcapitata ragione si fà lo sbaglio di mostrarsi interessati difficilmente se ne andranno senza avervi venduto qualcosa.
Uno scotto che si paga volentieri per un pò di Oceano Indiano.


C.

Cena da Davide

Ho conosciuto Davide in palestra. Stava sdraiato davanti alla macchina che uso per allenare i pettorali. Gli chiedo, cortesemente in inglese, se riusciva a farmi un pò di spazio. Risposta in italiano, qualche sospetto per la verità l'avevo avuto anche io. I rispettivi tratti somatici avevano tradito le nostre origini.
Scambio di battute e scopro che Davide viene da Petritoli (?!?), 10 km da Grottazzolina. Due marchigiani per di più ascolani, praticamente della stessa zona, mai visti nè sentiti prima si vanno ad incontrare in una palestra di Puducherry. Non capitano spesso stè cose, ma quando acccadono è sempre un piacere.
Davide stà a Pudu da circa un anno e mezzo, lavora per una ONG e si occupa di microcredito. Prima aveva trascorso tre anni in Sri Lanka sempre per dei progretti umanitari, lì legati alla ricostruzione post-tsunami. Dopo i primi convenevoli siamo finiti a parlare di argomenti un pò più seri: ciavuscolo, pecorino e vino rosso.
Davide è una persona in gamba, la cosa che più mi ha colpito è stato il suo percorso di studi: un anno di ingegneria e poi via verso la laurea in filosofia.
E' rientrato da poco in India dopo un periodo italiano di meritato riposo e 8 kg dei 20 consentiti per il suo bagaglio erano occupati da "porco". Ciavuscolo, lonza, salamini, salsiccie ma anche grana, scamorze e pecorini. Quaggiù queste cose sono piuttosto rare ed è scattato un invito per cena con la promessa che avrei pensato al vino.
Sabato 21 febbraio, dopo essere stati ad un concerto di musica fusion elettronica indiana, alla Alliance Francaise ci spostiamo nel suo appartamento per la cena. La compagnia è piacevole oltre al sottoscritto e a Davide ci sono: Debora una ragazza friulana sua collega, Maddalena e Paolo una coppia di toscani con il loro bambino Pietro (ed un'altra in arrivo nella pancia di lei), Diego e Nuria, fidanzati, lui lombardo lei spagnola di Oviedo. Tutti lavorano per delle organizzazioni non governative.
L'atmosfera è rilassata e la serata scorre via piacevolmente fra chiacchere e risate.
Il protagonista indiscusso è però il "porco" di Davide e il ciavuscolo in India mi è sembrato persino più buono di quello che mangio dalle mie parti.
Siamo rimasti fino alle due di mattina. Uscendo per tornare a casa ho trovato una Puducherry quasi irriconoscible. Deserta, senza tutto il caos di macchine, moto, tuk tuk, mucche e uomini che la caratterizza durante la giornata.
Una delle poche passegiate rilassanti fatte quaggiù, se escludiamo il promenade.
C.

mercoledì 4 marzo 2009

Il mercato del pesce di Puducherry



Domenica 7 febbraio, verso le nove e mezza del mattino, insieme al nostro fido autista Yapa siamo andati al mercato del pesce. Il mio collega appena sceso dalla macchina, dopo aver sentito il puzzo terribile, ha deciso di aspettarci lì con i finestrini ben sigillati. Io e Yapa siamo entrati. L'odore in effetti era nauseabondo, ma stranamente all'interno la situazione migliorava. Il mercato è un posto per certi versi affascinante, un'esperienza dove tutti i cinque sensi vengono coinvolti. Il già citato olfatto, la vista...i colori dei sari delle donne e pesci di ogni varietà, l'udito...grida da tutte le parti, il gusto...già ero con la testa davanti al mio bel piatto di spaghetti (barilla) con gamberi e il tatto...una gran folla di persone mi spingeva quà e là.


Ho girato un pò e ho individuato una signora, con la faccia simpatica rigorosamente scalza, che aveva una varietà infita di tiger prawns (gamberi tigre). Ne ho presi un paio di kg a circa 400 rupie, al cambio attuale poco più di sette euro. Purtroppo non sono riuscito a contrattare come avrei voluto, la confusione era tanta e non si riusciva bene nè a mantenere l'equilibrio nè ad intendersi. Non che il prezzo fosse alto, almeno per gli standard occidentali, ma la contrattazione in questi paesi è una sorta di obbligo morale.


Il mio collega nonostante non se la sia sentita di entrare si è fatto perdonare alla grande in cucina. La sera ci siamo fatti il nostro bel piatto di spaghetti con i gamberoni: un pò d'olio d'oliva, aglio e peperoncino per il soffritto, i tiger prawns puliti per bene ed un pò di prezzemolo per dare il tocco finale.


Comunque mi ha promesso che la prossima volta entra.


C.

martedì 3 marzo 2009

Auroville



Auroville è un piccolo centro. Si trova a circa dieci km da Puducherry direzione Nord. E' abitato da più o meno duemila persone, la maggiorparte occidentali. La storia di Auroville è piuttosto complessa. Viene fondato negli anni sessanta e nasce dall'idea utopistica di un santone indiano Sri Aurobindo e della sua compagna francese: la Madre.


Il concetto alla base di Auroville era creare un posto dove l'essere umano potesse vivere in pace, sviluppare creatività e conoscenza senza bisogno di denaro o di nulla che noi "occidentali" reputiamo indispensabile. Auroville mette a disposizione una casa e un pezzo di terra ai suoi cittadini e chiede in cambio le loro competenze. Chi sà coltivare la terra coltiva la terra chi sà costruire mobili costruisce mobili, chi sà insegnare, insegna...e così via. Nel centro di Auroville sorge una grande sfera dorata: al suo interno c'è una sala per la meditazione. Per accedervi da turista, la questione è piuttosto complicata, bisogna fare richiesta non si sà bene dove di uno speciale pass. Grazie al direttore delle nostra fabbrica, che ha un amico che lavora come guardiano/operaio all'interno della comunità (per certi aspetti tutto il mondo è paese) siamo riusciti ad ottenere dei lasciapassare.

La visita al Matrimandir, il nome della sfera, è stata la cosa migliore che ho fatto in India fino ad ora. La struttura è stata costruita fra gli anni sessanta ed i settanta ed è ricoperta di dischi dorati. Ogni disco è formato da milioni di tessere a loro volta color oro, l'effetto ottico è di gran impatto. Ma è l'interno la vera sorpresa. Moquette bianca dappertutto e due grandi rampe di cemento armato conducono ad una stanza sospesa: all'interno dodici colonne ed una sfera di cristallo nel centro. Dalla cima un fascio di luce va a colpire il cristallo: siamo stati fatti accomodare e abbiamo meditato per dodici minuti. Dietro il numero dodici c'è un certo significato simbologico legato alla perfezione. L'architettura della struttura è stranissima e ricorda un incrocio fra Star Trek e 2001 Odissea nello Spazio e comunque stride molto con tutto quello che si trova all'esterno.

Col passare degli anni Auroville ha perso un pò del suo fascino iniziale. Chiedendo in giro, i commenti sono discordanti. Gli Aurovilliani non sono visti di buon occhio, vengono accusati di sfruttare la loro particolare condizione per ottenere dei vantaggi: visti facilitati, esenzioni fiscali e sovvenzioni. Comunque Auroville rimane un posto interessante da visitare, da includere sicuramente in un eventuale tour del sud dell'India.


C.