lunedì 31 agosto 2009

In bocca al lupo signor d.

Oggi, lunedì 31 agosto, è l'ultimo giorno di lavoro di Davide a Pondy. Dopo quasi due anni, il contratto con l'ONG per cui ha collaborato è scaduto. Domenica prossima partirà, per un breve viaggio di piacere, alla volta del nord del Paese. Poi il 19 di settembre rientrerà definitivamente in Italia, o meglio rientrerà in Italia fino al suo prossimo incarico. In ogni caso l'India per lui è un capitolo, oramai, chiuso.

Davide è stata la prima persona che ho conosciuto quaggiù, extralavorativamente parlando. E senza ombra di dubbio è stato quello che più di tutti mi ha aiutato nel mio non facile ambientamento. Nonostante fossimo in disaccordo praticamente su tutto è stato un ottimo compagno di avventura.
Nel subcontinente vogliamo ricordarlo così: felice e sorridente in una delle sue amate piscine...

c.

venerdì 28 agosto 2009

IPL


Non si può tenere un blog che si rispetti sull'India senza, prima o poi, finire per parlare del loro passatempo nazionale preferito: il cricket. Lo sport fù importato, nella sua forma tradizionale, dagli Inglesi e come spesso succede in questi casi gli allievi, ben presto, superano i maestri. Nel subcontiente il cricket ha la stessa popolarità e visibilità che da noi in Europa ha il calcio. Girando per le strade si incontrano gruppetti di ragazzini chiassosi intenti a colpir palline con la caratteristica mazza e bar e ristoranti sono strapieni quando in tv trasmettono qualsivoglia partita.


Parlavo di forma tradizionale del gioco perchè da un pò di anni, 2003 circa, è stata inserita una nuova variante. Per rendere lo sport più fruibile, televisivamente parlando, la federezione internazionale ha deciso di creare la modalità twenty-20. Le partite di cricket potevano, infatti, durare anche diversi giorni così si è deciso di introdurre una versione più breve dove gli incontri non oltrepassano le tre ore. Come una partita di baseball per intenderci, di cui il cricket è il fratello maggiore. Lo sport americano infatti non è altro che una semplificazione dell'inglese e quest'ultimo nè ricalca più o meno le regole con alcune sostanziali differenze. Innanzitutto il gomito di chi lancia non può piegarsi, il battitore non viene eliminato dopo tre strikes ma se viene colpito il wicket (tre bastoncini di legno) alle sue spalle e i punti vengono conteggiati diversamente. Ho molto snellito il tutto ma vi assicuro che è meglio così.


Nel 2007 si sono tenuti i primi campionati del mondo con la nuova formula (ICC twenty-20) e l'India, nonostante partisse svaforita, ha portato a casa la Coppa. In tutto il Paese, così mi hanno detto, si sono registrate le stesse scene di giubilo e delirio che da noi dopo la magica notte di Berlino. Sull'onda dell'entusiasmo per la vittoria nel campionato mondiale, la federazione indiana ha deciso di creare una nuova lega professionistica: la IPL, Indian Premier League.


Scimmiotando un pò la Premier League inglese, un pò la NBA americana si sono messe insieme otto franchigie, corrispondenti alle principali città indiane. Dai nomi altisonanti, abbiamo, per fare qualche esempio: i New Delhi Daredevils, i Chennai Super Kings e i Kolkatta Knight Riders. Quest'ultimi peraltro di proprietà di una delle star più luminose di Bollywood: Shah Rukh Khan.


Nonostante l'immensa popolarità, la neonata lega non ha lo stesso giro di denaro delle nostre calcistiche europee però è una delle più ricche per quanto riguarda il cricket. I giornali locali sono pieni di notizie su trasferimenti di giocatori inglesi, australiani o neozelandesi. Attirati dalla montagna di rupie decidono di venire a giocare nell'IPL. Parliamo comunque al massimo di un paio di milioni di dollari americani, siamo ancora lontani anni luce dai vari Cristiano Ronaldo e Kakà.


Il subcontinente è uno dei pochi posti del globo dove il calcio non ha mai attecchito, per la verità un campionato ce l'hanno anche, sono perfino riuscito a vedere qualche partita in TV, ma il livello è infimo e lo spettacolo pietoso.


Per la cronaca l'ultima IPL è stata vinta dai Deccan Chargers. Evvai...


c.


Kollywood

Non proprio popolare come la sorella maggiore Bollywood, almeno da noi, Kollywood è l'industria cinematografica del Tamil Nadu. Se nella prima la B stà per Bombay quà la K stà per Kadambakkam la Cinecittà di Chennai. Ho scoperto che più o meno ogni stato indiano ha la propria produzione di film, quella Tamil con migliaglia di pellicole ogni anno, è florida e di successo.

Una delle poche amenità del mio appartamento è la tv via cavo, con la quale ricevo quasi un centinaio di canali. I preferiti sono quelli internazionali in lingua inglese: HBO, CNN, BBC, National Geograpich, ESPN etc. ma di tanto in tanto, facendo zapping, capita di imbattermi in qualche trasmissione o filmettino locale.
Ricordate i musicarelli italiani degli anni 60 con Little Tony, Bobby Solo o Gianni Morandi che tanto hanno fatto sognare i nostri genitori...ecco, più o meno, la stragrande maggioranza dei film Tamil è di questo genere. C'è il protagonista, di solito di umili origini, con dei capelli improbabili, che si strugge d'amore per la sua bella. Ovviamente il matrimonio viene osteggiato dalla famiglia di lei che ha già deciso di darla in sposa al boss locale, solitamente grasso e con i capelli altrettanto improbabili. Seguono una serie di risse e balli di gruppo, alla fine l'amore trionfa e tutti vivono felici e contenti. Il budget è misero, la qualità è bassa, le luci e le inquadrature terribili e per non farsi mancare nulla gli attori recitano con le classiche espressioni basite da soap opera di terz'ordine. Però il risultano è che milioni di spettatori pagano il biglietto del cinema prima e rimangono incollati ai televisori poi. Insomma la formula è di sicuro successo e con il minimo sforzo si ottiene il massimo risultato.


Ci sono anche produzioni milionarie, soprattutto a Mumbay, ma il canovaccio rimane sempre lo stesso: il bello, la bella, il brutto che cerca di metterci lo zampino, l'amore che trionfa. Altra gallina dalle uova d'ora è il filone scazzottate: il protagonista robusto, i capelli sempre cotonatissimi, mena le mani e fà volare gente per tutta la durata del film. D'altronde tuttora se da noi ripassano qualche film di Bud Spencer e Terence Hill sono il primo che si piazza di fronte al televisore.

Comunque nonstante sia un grande appasionato di cinema non conosco nessun film indiano: Slumdog Millionaire è stato girato quaggiù ma il regista e gli sceneggiatori sono inglesi e americani ed anche se il regista è indiano, come Michael N. Shyamalan (quello de "Il Sesto Senso"), i capitali e i soggetti sono americani. Un film girato da indiani in India non lo conosco.

Le star di Kollywood sono dei veri e propri miti, ricchi e popolarissimi. Non come i loro colleghi a Mumbay ma altrettanto potenti. Basti pensare che uno dei più noti ricopre anche un ruolo di primo piano nell'organigramma politico del Tamil Nadu. Nulla di nuovo all'orizzonte: Schwarzenegger e Reagan sono gli esempi più eclatanti che mi vengono in mente ma la lista potrebbe continuare.


Ieri ho visto IronMan, blockbuster americano, su HBO: i capelli di Robert Downey Jr. mi sono sembrati normali...

c.

giovedì 27 agosto 2009

Escalè a Pondichery


Questo è troppo. Sono passato sopra alla già citata descrizione che Wikipedia dà di Puducherry e recita -Per il suo sapore coloniale francese, che la distingue dal resto del subcontinente indiano, Pondicherry è stata soprannominata "la Costa Azzurra dell'Est"-. Ora però vengo a scoprire che la casa di moda francese Dior dopo aver già lanciato un profumo con il nome Escalè a Portofino ha intenzione di mettere in commercio il degno successore: Escalè a Pondichery. No, non ci credo. Questa cosa và oltre ogni umana comprensione. Faccio una rapida ricerca in internet che mi dà conferma dell'inquietante notizia ed in più trovo una sedicente campagna pubblicitaria corredata di foto: una esotica spiaggia tropicale con tanto di palme, sabbia bianca e mare cristallino fà da cornice all'elegante confezione dell'essenza d'oltralpe.


Ora capisco che Dior deve vendere il suo profumo quindi la campagna stampa deve essere attraente ed evocativa ma mi chiedo di tanti posti che potevano scegliere, proprio Pudu? E poi di tanti prodotti proprio ad un profumo dovevano accostare il nome della "ridente" Pondycherry?.


Partiamo dal fatto che qui non c'è la spiaggia da cartolina, ma su questo possiamo anche sorvolare. Il nocciolo della questione è che stò posto è una fogna a cielo aperto. La città è divisa da un canale dove scorre un rigagnolo che emana un puzzo terrificante...quà e là si potranno sentire anche note di incensi e fiori esotici ma non è certo la prima cosa che punzecchia la narice.


Vorrei fare un discorsetto con il "naso" della maison francese per sapere dove ha tratto ispirazione per il profumo e soprattutto cosa diamine ci ha messo dentro quell'ampolla. Qualche idea c'è l'avrei anche, ma non penso sia pubblicabile.


Ora la curiosità è molta, spendere una cinquantina di euro e svitare quel tappo ma già sò che mi arrabbierei...


c.

lunedì 24 agosto 2009

Uptown Fitness Studio



Non potevo non scrivere della palestra di Pudu. L'unica fonte di svago indiana, se escludiamo le cene fuori, qualche rarissimo concertino e la piscina.


Visto che mi è sempre piaciuto praticare sport e più in generale tenermi in forma, appena arrivato in India ho cercato qualcosa da fare. Sapevo già che con il nuovo lavoro mi potevo scordare il calcetto della Tod's del giovedì in pausa pranzo, mitico. Non immaginavo però che la situazione fosse così tragica: le alternative erano badminton (?!?), pallavolo (già meglio) e cricket (?!?). Ho chiesto un pò in giro e ho scoperto che tutti i giovedì alle sei al Liceo Francese si trovano per delle partite di volley. Peccato che con il lavoro finisco, quando và di lusso, alle sei e mezza ed impiego altri trenta minuti a tornare in centro. Quindi nisba.


Ho allora cercato di trovare qualche palestra, più flessibile con gli orari. Il mio ex collega me ne aveva consigliata una all'interno dell'Hotel Annamalai. Vado a dare un'occhiata e diciamo benino per gli standard indiani: una quindicina di minuti di tuk tuk per arrivarci e un ambiente non proprio pulito e luminoso. Però quaggiù o mangi stà minestra o salti dalla finestra.


Un paio di giorni dopo, però, gironzolando per le vie del centro alzò gli occhi e al secondo piano del palazzo dove c'è PizzaHut leggo Uptown Fitness Studio. Nome importante, salgo le scale e trovo un appartamento adibito a palestra. Al primo impatto già traspariva una pulizia ossessiva. Entrando nella sala pesi i macchinari erano pochi ma sufficenti e l'unico bagno doccia decente.


La retta era di 2500 rps (36 euro) al mese, piuttosto altina anche per noi, ma almeno garantiva una certa esclusività alla struttura. In verità fin troppa tanto che ora l'hanno abbassata a 1500 rps. Non voglio passare per elitario, ma allenarsi in 40 mq in più di 5 persone per volta inizia ad essere difficoltoso. In più l'Uptown Fitness Studio si trova a 5 minuti a piedi da casa mia, quindi la scelta fra questo e la palestra dell'Annamalai è stata scontata.


Fatto il primo abbonamento inizio a frequentarla in maniera assidua e compatibilmente con i miei impegni di lavoro riesco ad andarci tre volte a settimana. Come istruttore fino ad un paio di mesi fà c'era Pedro: un tipo di circa 40 anni, franco-brasiliano, disponibile ed eclettico, suonava anche il basso in un gruppo reggae locale. Si trovava a Pondy per via della moglie che lavorava al consolato francese. Ora la moglie è stata trasferita e lui se n'è andato con lei. Adesso abbiamo un certo Murugam come istruttore: un tipetto indiano che parla con un filo di voce, bravo e preparato.


Nonostante non mi dispiaccia andare in palestra il mio sogno di organizzare una partita di calcetto settimanale quaggiù rimane. Gli italiani ci sarebbero, anche tanti francesi, ma nessuno sembra interessato a giocare...l'unico che condivide la mia stessa passione è Francis ma, quando è in India, stà a Chennai e comunque anche in due saremmo ancora pochini.




Un bel derby calcistico Italia-Francia a Puducherry avrebbe tutto un altro fascino...magari ci scappa pure la capocciata.


La prova del cuoco

La cucina locale, almeno per quello che ho potuto assaggiare, non è molto varia. Sicuramente includerei fra le specialità il Biryani e il Masala. Il primo, considerato una vera prelibatezza, è una sorta di insalata di riso calda: le varianti più classiche sono il Veg Byriani, quindi con l'aggiunta di verdure e il Chicken Byriani con il pollo. Il secondo, più che un vero e proprio piatto, è una mistura di spezie fra cui: pepe nero, cumino, coriandolo, cannella etc etc. Il Masala è aggiunto ad ogni piatto, anche al byriani, e conferisce un sapore piuttosto forte e caratteristico tanto da coprire tutti gli altri. Dopo un pò, che si mangi verdura, pollo o pesce, sembra di cenare sempre con la stessa cosa. Il famoso curry, non è altro che il corrispettivo europeo del masala ma con lo stesso termine quaggiù indicano anche le zuppe.


Gli indiani accompagnano le loro pietanze con i Naan, del pane tradizionale. Simile alla nostra piadina ha la doppia funzione di pane e di posata, non usando nè forchette nè coltelli il naan serve come cucchiaio. Bisogna, comunque avere una certa dimestichezza, un pò come con i bastoncini giapponesi. Altre particolarità culinarie sono i modi di cottura: il tandoori per esempio. Il cibo infilzato in spiedini và inserito in dei forni particolari, se non esagerano con le spezie il risultato non è male.


Nonostante la vicinanza con l'oceano il pesce non è proprio diffusissimo e quando si ordina al ristorante bisogna sempre ricordare al cameriere, più volte, di non usare salse e spezie. Non capiscono, guardano strano ma a malincuore si adeguano...fanno fatica ad accettare che qualcuno possa mangiare del pesce fresco grigliato solo con un filo d'olio. De gustibus...


La scorsa settima al Nilgiris, il nostro supermercato di fiducia, ho trovato del riso Arborio Scotti. Al modico prezzo di 300 rps, 5 euro, nè ho preso una confezione. Stasera insieme ai due Davide, andremo via di risottino ai funghi...


No Masala, please.



mercoledì 19 agosto 2009

Ferragosto in India


Parafrasando un cinepanettone dei fratelli Vanzina aggiorno il mio blog.

Quest'anno il Ferragosto, come già prima la Pasqua, l'ho trascorso quaggiù in India. Abbiamo avuto una microvacanza, la ditta è stata chiusa sabato 15 e lunedì 17. Il motivo non era però la pausa estiva ma la concomitanza dei festeggiamenti per l'indipendenza di Puducherry e per il compleanno di Sri Aurobindo. Adesso non ricordo in che giorno capitava l'una e in che giorno l'altro, fatto stà che ci siamo goduti del meritato riposo.

Ho avuto Debora con me dalla fine di Luglio fino a circa la metà di Agosto. Si è armata di coraggio e buonavolontà e si è decisa a scendere. All'inizio ero un tantino (?!?) preoccupato per il suo ambientamento, invece devo dire che se l'è cavata alla grande. L'India non è il posto più piacevole da visitare: l'umidità, la sporcizia e il caos che la contraddistinguono non sono proprio le caratteristiche che uno và a cercare quando ha un paio di settimane di ferie. Comunque ha superato la prova a pieni voti, anzi ha conosciuto più persone e visto più posti lei in due settimane che io in quasi 9 mesi.

Ha fatto incetta di pashmine, incensi e si è comprata perfino una campana tibetana: un vaso metallico, simile ad un nostro mortaio, con tanto di pestello. Produce dei suoni, a detta sua e di chi gliela venduta, molto rilassanti...io dopo averla sentita nutro dei forti dubbi.

Venerdì scorso l'ho accompagnata all'aereoporto di Chennai. Il volo Emirates per Dubai parte alle 4.15 AM così abbiamo avuto tutto il tempo per cenare all'hotel Park, uno dei più lussuosi della capitale Tamil. E' rimasta più colpita da questo che da quasi tutto il resto, non perchè non avesse mai visto un hotel di lusso, ci mancherebbe...ma perchè non immaginava che nello stesso posto potessero esserci bambini nudi mangiare fra la spazzatura e strutture di questo genere con Jaguar e BMW parcheggiate all'ingresso dove un Johnnie Walker Black Label al Leather Bar costa quasi 10 euro.

Nel frattempo la nutrita schiera di Italiani in Pudu si è rinforzata con un nuovo elemento. Davide, medico specializzato in malattie tropicali, prenderà il posto di Paolo Palmerini. Originario di Magenta, taciturno e simpatico. Sulla trentacinquina, prima volta in India, ha trascorso gli ultimi tre anni fra Cina e Africa.


Come diceva mia nonna, fà sempre comodo avere un medico come amico...aggiungo io, soprattutto quaggiù.


C.

lunedì 17 agosto 2009

Francis


Francis ha un paio d'anni più di me, è romano e tifa la "maggica".

Appena arrivato quaggiù, lo scorso Novembre, mi sono iscritto al gruppo di Facebook "Italiani in India". Ho dato un'occhiata ai membri e ne ho trovati due o tre dalle mie parti. Fra questi c'era appunto Francis. Quando è nel sub-continente vive e lavora a Chennai (ex-Madras), 150 km da Pondy, capitale del Tamil Nadu. Ho pensato fosse cosa buona e giusta contattarlo per un non meglio specificato spirito patriottico: fà sempre comodo avere qualcuno in più con cui scambiare commmenti ed impressioni...mal comune, mezzo gaudio.

Inizialmente classico botta e risposta informatico poi più nulla. Fino a quando il social network ci mette ancora lo zampino. Dopo aver tracorso la Pasqua a Mamalappuram pubblico su FC alcune foto della gita e trovo un suo commento: c'era stato anche lui, il giorno prima di me.

A quel punto scatta l'invito, visto la fama di Puducherry (la Costa Azzurra indiana...mah), lo convinco a venire da me per il week end successivo.

A Chennai divide l'appartamento con un suo collega, un SudAfricano frizzante di chiare origini caucasiche. Ovviamente accetto di ospitare anche lui, il mio coinquilino è appena rientrato in Italia ed ho casa libera per i successivi 25 giorni.

Arrivano il sabato pomeriggio sul tardi, il tempo di sistemare i bagagli, darsi una rinfrescata e siamo già a cena al Duplex.

Francis insieme a due soci ha fondato e gestisce, a Chennai, una società di web design specializzata in gambling: per intenderci giochi d'azzardo. Hanno circa dieci/quindici dipendenti, per la maggiorparte indiani e tanta voglia di fare. Inizialmente credevano di poter gestire il tutto stando comodamente in Europa, ma nonostante il tipo di lavoro si sono dovuti ricredere velocemente. Una persona in loco era indispensabile, così è partito.

Parla perfettamente inglese, con accento cockney, retaggio di diversi anni trascorsi a Londra dove ha fatto di tutto tranne rimanere con le mani in mano. Tuttora risiede nella capitale britannica: è un ragazzo simpatico, brillante e come tutti quelli che decidono di venire in India, un pò fuori di testa. Ma ci stà.

Per ammazzare la serata a Pondy, insieme a Davide e Riccardo, abbiamo messo sù una poker night. Avevo presentato Francis come un maestro del poker, visto il suo lavoro (caratterialmente comunque tendo sempre ad esagerare).


Con tre assi e due sette neanche ha rilanciato...ahi ahi ahi