domenica 22 novembre 2009

Indovina chi "non" (viene a) cena?

Zaki è il Customer Coordinator della ditta per cui lavoro. In parole povere si occupa dei clienti. Cercando di accontentare tutti, passa 7 delle sue 10 ore (più o meno) lavorative attaccato al telefono. Ha 38 anni, è mussulmano ed ha lavorato un paio di anni in Italia, motivo per il quale parla un italiano decente.
Con l'inizio dello scorso Ramadan aveva portato in ufficio tutta una serie di manicaretti cucinati dalla moglie e dalla madre: squisiti e delicati, io e i miei colleghi abbiamo spazzolato via tutto.
Visto la prelibatezza del cibo, con un po' di faccia tosta, lo pressavo per ottenere un invito a cena...Giovedì scorso entra da me e mi chiede se, io ed Emilio, avevamo impegni per il sabato seguente (ieri n.d.r.). Avrebbe avuto piacere ad ospitarci a casa sua per mangiare.
L'appuntamento era per le otto. Dopo il lavoro siamo passati a prendere una torta per non presentarci con le mani in mano, sono mussulmani e non bevono alcolici. Convinti che a tavola saremmo stati in cinque: io, lui, sua moglie, sua madre ed Emilio, avevamo abbondato in quantità.
Arriviamo e dopo i classici convenevoli ci siamo sistemati in sala da pranzo. La tavola era apparecchiata solo per due persone...?!?...chiediamo spiegazioni a Zaki, la situazione era la seguente: io ed Emilio avremmo mangiato, lui ci avrebbe servito, la moglie e la madre avrebbero cucinato.
Oramai conoscendoli un po' e sapendo quanto sono legati alle loro tradizioni la cosa ci ha ovviamente sorpreso ma neanche più di tanto.
La cena, neanche a dirlo, è stata ottima: una zuppa di pollo per entrata, tagliolini speziati per primo ed agnello e pollo come portate principali. Il pezzo forte era l'agnello: tenero e saporito. Zaki, inoltre, aveva dato disposizione di non cucinare troppo piccante.
Le donne mettevano di tanto in tanto la testa fuori dalla cucina per controllare se il tutto fosse di nostro gradimento ed i piatti lindi parlavano per noi.

Una bella serata: mi ha fornito anche un'idea...la prossima volta che torno in Italia, organizzo una cena con i miei amici e tengo le ragazze chiuse in cucina a preparare da mangiare...uhm...saranno d'accordo? Credo sia più semplice che il Bari vinca la prossima Champions League.

c.



mercoledì 18 novembre 2009

lunedì 16 novembre 2009

Saturday night fever


Ed alla fine ci sono andato.

Avevo resistito un anno, ma poi Sabato scorso sono capitolato. Essendo stato un assiduo frequentatore di locali notturni e discoteche fino a qualche anno fa, tuttora quando sono a casa non disdegno un buon cocktail in qualche locale della riviera, avevo sempre snobbato l'unico nightclub (parole grosse) di Pondycherry: l'Asian House. Non gli davo una lira (rupia) di fiducia e devo dire che non mi sbagliavo.
L'occasione per andare me l'ha fornita la mia palestra. Hanno organizzato una esibizione pubblicitaria di danza nel locale ed i ragazzi hanno insistito perché passassi a trovarli. Sono sempre molto gentili e non me la sono sentita di rifiutare l'invito. Anche perché non è che fossi così impegnato.
Lo show iniziava verso le dieci, così sono arrivato un po prima per bere qualcosa. Il posto si trova in centro alla fine del lungomare: musica techno assordante, giochi di luce laser, effetto fumo e addirittura una palla stroboscopica...l'ultima l'avevo vista al Flexus in una lontana domenica pomeriggio del 1994.
L'Asian House è l'unico locale di Pondy che può rimanere aperto fino a tardi, per tutti gli altri il coprifuoco scatta alle undici. Insomma quando in Spagna hanno appena finito di cenare in India stanno già andando sotto le coperte.
La cosa che mi è saltata subito all'occhio, una volta dentro, è stata la composizione pressochè omogenea degli ospiti: su dieci persone presenti nove erano uomini. Gli indiani, almeno da queste parti, non hanno ancora bene in mente quello che significa uscire in comitiva mista. Quelli che si possono permettere di pagare un biglietto d'ingresso 200 rps sono benestanti e si presuppone informati di come gira il Mondo. Per quanto mi riguarda, da buon italiano, faccio fatica a capire come ci si possa divertite senza una donna al proprio tavolo.
Dopo un po il locale ha iniziato a riempirsi e sono arrivati gli aurovilliani e gli altri occidentali residenti a Pondy (maschi e femmine)...la bilancia pendeva sempre verso le "braghe" ma almeno adesso la situazione era accettabile.
Verso le undici è iniziata l'esibizione e non è stata affatto male: i ballerini della palestra si sono scatenati ed hanno fatto un gran bel lavoro.

All'inizio quando tutto era piuttosto tranquillo ordinavo vodka tonic e quello mi portavano poi con la ressa ho chiesto il solito drink e mi hanno portato un bacardi breezer alla ciliegia (?!?)...ho capito che era giunta l'ora di andarsene a casa...


c.

sabato 14 novembre 2009

Il Cielo d'Islanda


Ho conosciuto il mio primo Islandese, in India...chi se lo sarebbe mai immaginato?

Grande e grosso sulla sessantina, trascorre i mesi invernali quaggiù unendo l'utile al dilettevole: scappa dalle temperature polari della sua isola e controlla i suoi business. Ha diverse fabbriche, sparse fra India e Sud-Est Asiatico, che producono ami per canne da pesca. Come tutti i nordeuropei parla un fluente inglese quindi è stato piuttosto semplice comunicare, nonostante l'accento molto marcato.
Oramai sono dieci anni che bazzica da queste parti, venne per la prima volta nel '99 e chiacchierando mi è sembrato entusiasta del proprio stile di vita. D'altronde l'invernata su nel Nord non deve essere proprio piacevolissima...già in Italia è pesante, mi posso immaginare dalle loro parti. Raccontava che per quasi quattro mesi non vedono mai la luce del sole: da novembre fino alla fine di Febbraio. Saranno anche abituati, loro, ma io non riuscirei...
In compenso la primavera islandese è una meraviglia, cito le sue parole:"...vegetazione e fiori crescono rigogliosi nell'arco di una nottata ed addirittura si possono vedere piante germogliare ad occhio nudo...". Lasciamo il beneficio del dubbio, eheheh.

E' interessato alle filosofie orientali: in uno dei nostri incontri ha a lungo discusso con una mia amica portoghese, anche lei appassionata di queste cose, scambiandosi reciproci punti di vista ed esperienze personali.

Per quanto riguarda il suo nome non posso essere d'aiuto: ci siamo presentati con la classica stretta di mano poi mi ha detto come si chiama. Non ho capito nulla, me lo ha ribadito ed idem con patate: farglielo ripetere per la terza volta mi sembrava scortese. Comunque questa cosa succede anche con tutti gli indiani che mi capita di conoscere: si presentano, li guardo basito, mi ripetono il nome e faccio finta di aver capito. Più semplice per tutti.

Comunque...PremKumarAshis: che razza di nome é?

c.


mercoledì 11 novembre 2009

LV


Appena arrivato a Pudu ne avevo subito sentito parlare ma immaginavo fosse la classica leggenda metropolitana.
Non credevo o non volevo credere che la Louis Vuitton avesse aperto un suo stabilimento produttivo in India. Va bene la delocalizzazione ed i nuovi mercati emergenti ma la più prestigiosa azienda del lusso, oggi come oggi, del Mondo che realizza i suoi preziosi bauletti nel Tamil Nadu mi sembrava cosa poco credibile. Anche perché avendo lavorato per un'impresa simile sò quello che significa produrre eccellenza e non pensavo (lo penso tuttora) fosse possibile farlo quaggiù.

Ed invece, puntualmente, mi sono dovuto ricredere. Ho incontrato Antuane al Baker Street, la french bakery locale, una domenica mattina. Ero andato per il mio classico brunch: i croissant che fanno potrebbero tranquillamente essere serviti in un qualsiasi bar italiano, sono ottimi. Stavo quindi facendo colazione/pranzo quando entrò questo ragazzo francese che avevo già visto in giro diverse altre volte. Pudu è piccolina ed alla fine le facce sono sempre le stesse.
Ci siamo salutati ed abbiamo iniziato a chiacchierare. Con mia grande sorpresa si espresse in un ottimo italiano, è raro trovare francesi che parlano la nostra lingua: l'aveva imparata a Padova dove era stato due anni per lavoro.
Venne fuori che: anche lui è giù per affari, anche lui ogni paio di mesi torna a casa (Tolosa) ed anche lui è nel settore calzaturiero, l'azienda per cui lavora produce tomaie (la parte superiore della scarpa) e piccola pelletteria...rimase, però, vago sul nome del datore di lavoro.
Successivamente ci siamo ritrovati dopo cena per un Mojito e parlando delle rispettive disavventure in ufficio ho scoperto che è il responsabile della parte produttiva/amministrativa, appunto, per la Louis Vuitton di Pondy.
La fabbrica esiste e produce a pieno regime.
In Italia lavorava per la stessa azienda ed è stato mandando nel sub-continente dopo che il suo capo trovò nel curriculum vitae una precedente esperienza, pre-laurea, di internship in India.

Ragazzo brillante, sulla trentina, simpatico e con la battuta pronta. Mi confessava che secondo lui gli italiani sono un po' snob e con la puzza sotto il naso...uhm, più o meno quello che ho sempre pensato di loro. Quello che si intende per soggettivo...

c.



martedì 10 novembre 2009

Buon Compleanno

Il mio nuovo lavoro compie un anno.

Era esattamente il 10 Novembre dello scorso anno quando arrivai per la prima volta in India. In realtà ero già venuto per tre giorni anche a fine Giugno del 2008. I nuovi titolari pensarono bene di farmi toccare la situazione con mano e tornato in Italia, mi lasciarono il tempo per decidere se accettare o meno la loro proposta. Accettai.
Come ho già detto numerose volte l'impatto non fu dei migliori ma oramai ero in ballo e dovevo ballare: nessuno mi aveva obbligato a lasciare il vecchio lavoro a tempo indeterminato in una delle più grandi e famose aziende delle Marche per trasferirmi a Puducherry. Aggiungiamo, giusto per dovere di cronaca, che due settimane dopo il mio sbarco si abbatté sull'India del Sud uno dei più grandi e violenti tifoni degli ultimi 15 anni...(e ti pareva ?!?).

Happy Birthday

domenica 8 novembre 2009

Piove, governo ladro...


Con il mese di Novembre, puntuale, è arrivato il Monsone. Da Sabato scorso piove incessantemente 24h ore su 24h, se escludiamo qualche raro momento di sole.
La stagione delle piogge durerà più o meno una trentina di giorni: bisogna mettersi con l'anima in pace, armarsi di santa pazienza ed attenderne la fine.
Nonostante la periodicità dell'evento gli indiani, ogni anno, sembrano essere presi alla sprovvista dalle copiose precipitazioni...allagamenti, alberi caduti in mezzo alla strada e condotti saltati sono all'ordine del giorno con questo tempo.

I motociclisti e gli autisti di rickshaw si attrezzano come possono: tirano fuori cerate, giacche a vento e teli anti-pioggia. I più audaci si accontentano di qualche sacchetto di plastica o di qualche copertura di fortuna.
Come scrivevo, la macchina è un lusso che in pochi possono permettersi e i mezzi pubblici non sono proprio un'alternativa confortevole oltretutto la maggior parte sono senza finestrini. Quindi anche in questo periodo nessuno si sogna di abbandonare il proprio mezzo a due ruote.
Da me in ufficio ci sono ragazzi che fanno circa 80 km andata/ritorno per arrivare al lavoro. Con le loro belle tute impermeabili sopra i vestiti, si presentano in ditta stirati e pettinati come se fossero appena usciti di casa...uhm, forza dell'abitudine o misteri della scienza?
L'anno scorso il Monsone fu particolarmente violento: conosco diverse persone che abitando al pian terreno preferirono passare la notte in qualche hotel o guest-house, la loro casa era completamente allagata. Il mio appartamento fortunatamente si trova al terzo piano così non corro questi rischi, anche se le pareti dopo un po di pioggia battente si inzuppano d'acqua.
Il mese di Dicembre (speriamo) si porterà via le piogge e la pazienza per l'attesa verrà ripagata da temperature piacevoli, 25° gradi per intenderci e dal sole. Gli ultimi w.e. di mare prima di rituffarsi nell'inverno marchigiano.

Da noi in Italia si dice: "Piove, governo ladro"...ci sarà qualche detto simile anche quaggiù...?

c.



giovedì 5 novembre 2009

"La Pasta"


Anche Pondy ha il suo bel negozio di pasta fresca fatta in casa.

Circa sei mesi fa', nel mio tempo libero, avevo iniziato a guardarmi un po' intorno con la speranza di trovare un appartamento migliore dell'attuale. Fra broker indiani e intermediatori italiani mi ero imbattuto in Riccardo: accento nordico, trasferito con armi, bagagli e famigliola felice a Pondy oramai da dieci anni o più. Mi propose diverse case, alcune interessanti altre meno, poi non se ne fece più nulla. In una delle ultime però, una palazzina su tre piani, disse che aveva intenzione di tenersi il primo per aprire un alimentari di prodotti made in Italy & pasta fresca.

Incontrandolo successivamente in giro mi assicurò che il suo proposito era ancora valido e addirittura stava procedendo con i lavori. Però andava tutto piuttosto a rilento a causa di permessi che non arrivavano e di operai scansafatiche.
Più nulla fino al mese scorso quando parlando con il mio amico Diego ho saputo che era andato al nuovo negozio di Riccardo ed aveva comprato dei ravioli ripieni di spinaci e ricotta e del sugo al formaggio. A detta sua ottimi. I lavori erano finiti e l'alimentari/pasta fresca era operativo.
Mi riproposi di passarlo a trovare ma fra un impegno ed un altro non sono mai riuscito. Poi ieri sera insieme ad Emilio, visto che ci trovavamo nelle vicinanze, siamo finalmente andati allo shop. L'insegna diceva "La Pasta", nome semplice ma esauriente. Un bancone piuttosto spartano all'interno, una macchina per fare la sfoglia in bella mostra e tutta una serie di paste fresche stese: ravioli, tagliolini e diversi altri tipi.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e poi ordinato per il giorno seguente (oggi) mezzo chilo di ravioli ripieni alla carne. Al sugo penseremo noi, la sua amatriciana è fatta con il bacon. Nel nostro frigo resiste ancora un bel rotolo di pancetta portata dalle Marche, non c'è paragone (non me ne voglia Riccardo).

Stasera pasta fresca fatta in casa e prossimamente il responso.

c.




domenica 1 novembre 2009

Tamil Queen

Venerdì scorso la moglie del nostro fidato autista Yapa ha partorito una splendida bambina.

Sabato sono uscito un po' prima dal lavoro: Francis, il mio amico romano, veniva a trovarmi da Chennai ed avevamo appuntamento per pranzo al suo hotel. Così Yapa verso l'una mi ha riaccompagnato in centro, durante il tragitto mi ha chiesto se volevo passare a trovare sua moglie e la neonata. Ho accettato molto volentieri. Ho avvertito Francis che avrei fatto tardi e siamo andati diretti in ospedale. La struttura si trova nel quartiere francese, è privata ed è gestita dalle suore cattoliche. Yapa ha preferito portare la moglie qui nonostante il conto da pagare sia più alto rispetto alla clinica governativa. A detta sua il servizio è migliore e le camere sono più pulite e meno affollate.
Siamo saliti al reparto maternità al secondo piano: in effetti tutto sembrava ben tenuto ed igienico. Arrivati alla stanza della puerpera, tre metri quadri per tre, tre posti letto e quindici persone dentro (ho subito ripensato al discorso del "meno affollato della clinica governativa"), c'erano ad aspettarci la nonna e la bambina. Appena due giorni di vita, molto chiara e con tantissimi capelli. Sorpresi dalla mia visita mi hanno subito messo in braccio la marmocchia ed hanno iniziato a scattar foto con i cellulari.
Siamo rimasti circa un quarto d'ora. Nel frattempo c'è stato un via vai continuo di parenti e amici, tutti molto contenti di trovarmi lì: ero l'unico bianco dell'intero piano.
Di preciso non conosco la situazione dalle nostre parti in Italia, però sta bambina minuscola, che aveva voglia solo di dormire, passata di mano in mano mi faceva sorridere. Immagino che le nostre neo-mamme siano molto più gelose e paranoiche.

Yapa nei giorni scorsi mi aveva fatto vedere una lista con dei possibili nomi: ancora non sapeva però il sesso della bimba, quaggiù questo tipo di esami pre-parto sono proibiti. Fra quelli femminili comunque Thabata (Tamil Queen, Regina del Tamil) non mi dispiaceva.

L'ultima parola però spetta alla Mamma.

c.