domenica 6 dicembre 2009

Maledetta Primavera

Avevo scritto di Antoine in uno dei miei ultimi post. Devo fare una precisazione: non è sulla trentina ma ha 26 anni, il suo ruolo dirigenziale mi aveva tratto in inganno. Mi spiegava, tentando di rincuorarmi, che il sistema scolastico francese è diverso dal quello italiano. Secondo lui oltralpe puoi tranquillamente prendere il corrispettivo della nostra laurea intorno ai 22/23 anni e dopo altri tre/quattro, se tutto gira bene, ottenere un buon posto di lavoro. Aggiungo io che nessuno in Italia ti impedisce di fare lo stesso se hai buone capacità, spirito di sacrificio e un pizzico di fortuna che fà sempre comodo...quindi i sistemi scolastici sono (ahimè) uguali, sono poi le persone ad essere diverse.
Ci siamo frequentati spesso ultimamente ed ho scoperto che è impegnato con una graziosa Parigina, Laetitià (con l'accento sulla "à", ci tengono...eheheh) ha una meravigliosa Royal Enfield bianca e dopo il lavoro ama divertirsi.
Con la sua ragazza si sono conosciuti quaggiù, anche lei vive e lavora a Pondy. Laetitià è stata impiegata per diversi anni in una delle più grandi compagnie di pubblicità del suo Paese, dopo di che stufa dei ritmi troppo stressanti ha deciso di mollare tutto, trasferirsi quà e dedicarsi al sociale con una NGO. Inizio a sentire e risentire questa storia...
L'appartamento di Antoine si trova in pieno quartiere francese (dove altro sennò...?) ed è molto bello e spazioso: con delle piccole modifiche agli impianti ed alle rifiniture non sfigurerebbe in qualche zona alla moda di Roma o Milano...i potenti mezzi delle multinazionali del lusso (pizzico di invidia).
Lo scorso Venerdì abbiamo organizzato una cena con i nostri corrispettivi amici, il patto era che lui metteva la casa, io mi sarei occupato del cibo. E' scattata subito la telefonata a Riccardo e il relativo ordine: 3kg di pasta fresca, 1,5 kg di ravioli funghi e formaggio e 1,5 kg di agnolotti alla carne. I primi sono stati conditi con del burro e grana i secondi con un sugo fresco al pomodoro e basilico.
La serata è stata un successone: chiacchiere, risate, ottimo cibo ed ottimo vino. Ma la chicca assoluta l'ha tirata fuori Antoine, nel suo iTunes c'era una fantastica playlist di musica italiana anni '60/'80: per intenderci si è spaziato da Lucio Battisti fino a Raffaella Carrà passando per Pupo e Adriano Celentano. A quel punto non ballare è stato impossibile e giurerei che è partito addirittura un trenino. Vi lascio con un evergreen che se non era per un ragazzo di Tolosa non ricordavo neanche più:


c.


domenica 22 novembre 2009

Indovina chi "non" (viene a) cena?

Zaki è il Customer Coordinator della ditta per cui lavoro. In parole povere si occupa dei clienti. Cercando di accontentare tutti, passa 7 delle sue 10 ore (più o meno) lavorative attaccato al telefono. Ha 38 anni, è mussulmano ed ha lavorato un paio di anni in Italia, motivo per il quale parla un italiano decente.
Con l'inizio dello scorso Ramadan aveva portato in ufficio tutta una serie di manicaretti cucinati dalla moglie e dalla madre: squisiti e delicati, io e i miei colleghi abbiamo spazzolato via tutto.
Visto la prelibatezza del cibo, con un po' di faccia tosta, lo pressavo per ottenere un invito a cena...Giovedì scorso entra da me e mi chiede se, io ed Emilio, avevamo impegni per il sabato seguente (ieri n.d.r.). Avrebbe avuto piacere ad ospitarci a casa sua per mangiare.
L'appuntamento era per le otto. Dopo il lavoro siamo passati a prendere una torta per non presentarci con le mani in mano, sono mussulmani e non bevono alcolici. Convinti che a tavola saremmo stati in cinque: io, lui, sua moglie, sua madre ed Emilio, avevamo abbondato in quantità.
Arriviamo e dopo i classici convenevoli ci siamo sistemati in sala da pranzo. La tavola era apparecchiata solo per due persone...?!?...chiediamo spiegazioni a Zaki, la situazione era la seguente: io ed Emilio avremmo mangiato, lui ci avrebbe servito, la moglie e la madre avrebbero cucinato.
Oramai conoscendoli un po' e sapendo quanto sono legati alle loro tradizioni la cosa ci ha ovviamente sorpreso ma neanche più di tanto.
La cena, neanche a dirlo, è stata ottima: una zuppa di pollo per entrata, tagliolini speziati per primo ed agnello e pollo come portate principali. Il pezzo forte era l'agnello: tenero e saporito. Zaki, inoltre, aveva dato disposizione di non cucinare troppo piccante.
Le donne mettevano di tanto in tanto la testa fuori dalla cucina per controllare se il tutto fosse di nostro gradimento ed i piatti lindi parlavano per noi.

Una bella serata: mi ha fornito anche un'idea...la prossima volta che torno in Italia, organizzo una cena con i miei amici e tengo le ragazze chiuse in cucina a preparare da mangiare...uhm...saranno d'accordo? Credo sia più semplice che il Bari vinca la prossima Champions League.

c.



mercoledì 18 novembre 2009

lunedì 16 novembre 2009

Saturday night fever


Ed alla fine ci sono andato.

Avevo resistito un anno, ma poi Sabato scorso sono capitolato. Essendo stato un assiduo frequentatore di locali notturni e discoteche fino a qualche anno fa, tuttora quando sono a casa non disdegno un buon cocktail in qualche locale della riviera, avevo sempre snobbato l'unico nightclub (parole grosse) di Pondycherry: l'Asian House. Non gli davo una lira (rupia) di fiducia e devo dire che non mi sbagliavo.
L'occasione per andare me l'ha fornita la mia palestra. Hanno organizzato una esibizione pubblicitaria di danza nel locale ed i ragazzi hanno insistito perché passassi a trovarli. Sono sempre molto gentili e non me la sono sentita di rifiutare l'invito. Anche perché non è che fossi così impegnato.
Lo show iniziava verso le dieci, così sono arrivato un po prima per bere qualcosa. Il posto si trova in centro alla fine del lungomare: musica techno assordante, giochi di luce laser, effetto fumo e addirittura una palla stroboscopica...l'ultima l'avevo vista al Flexus in una lontana domenica pomeriggio del 1994.
L'Asian House è l'unico locale di Pondy che può rimanere aperto fino a tardi, per tutti gli altri il coprifuoco scatta alle undici. Insomma quando in Spagna hanno appena finito di cenare in India stanno già andando sotto le coperte.
La cosa che mi è saltata subito all'occhio, una volta dentro, è stata la composizione pressochè omogenea degli ospiti: su dieci persone presenti nove erano uomini. Gli indiani, almeno da queste parti, non hanno ancora bene in mente quello che significa uscire in comitiva mista. Quelli che si possono permettere di pagare un biglietto d'ingresso 200 rps sono benestanti e si presuppone informati di come gira il Mondo. Per quanto mi riguarda, da buon italiano, faccio fatica a capire come ci si possa divertite senza una donna al proprio tavolo.
Dopo un po il locale ha iniziato a riempirsi e sono arrivati gli aurovilliani e gli altri occidentali residenti a Pondy (maschi e femmine)...la bilancia pendeva sempre verso le "braghe" ma almeno adesso la situazione era accettabile.
Verso le undici è iniziata l'esibizione e non è stata affatto male: i ballerini della palestra si sono scatenati ed hanno fatto un gran bel lavoro.

All'inizio quando tutto era piuttosto tranquillo ordinavo vodka tonic e quello mi portavano poi con la ressa ho chiesto il solito drink e mi hanno portato un bacardi breezer alla ciliegia (?!?)...ho capito che era giunta l'ora di andarsene a casa...


c.

sabato 14 novembre 2009

Il Cielo d'Islanda


Ho conosciuto il mio primo Islandese, in India...chi se lo sarebbe mai immaginato?

Grande e grosso sulla sessantina, trascorre i mesi invernali quaggiù unendo l'utile al dilettevole: scappa dalle temperature polari della sua isola e controlla i suoi business. Ha diverse fabbriche, sparse fra India e Sud-Est Asiatico, che producono ami per canne da pesca. Come tutti i nordeuropei parla un fluente inglese quindi è stato piuttosto semplice comunicare, nonostante l'accento molto marcato.
Oramai sono dieci anni che bazzica da queste parti, venne per la prima volta nel '99 e chiacchierando mi è sembrato entusiasta del proprio stile di vita. D'altronde l'invernata su nel Nord non deve essere proprio piacevolissima...già in Italia è pesante, mi posso immaginare dalle loro parti. Raccontava che per quasi quattro mesi non vedono mai la luce del sole: da novembre fino alla fine di Febbraio. Saranno anche abituati, loro, ma io non riuscirei...
In compenso la primavera islandese è una meraviglia, cito le sue parole:"...vegetazione e fiori crescono rigogliosi nell'arco di una nottata ed addirittura si possono vedere piante germogliare ad occhio nudo...". Lasciamo il beneficio del dubbio, eheheh.

E' interessato alle filosofie orientali: in uno dei nostri incontri ha a lungo discusso con una mia amica portoghese, anche lei appassionata di queste cose, scambiandosi reciproci punti di vista ed esperienze personali.

Per quanto riguarda il suo nome non posso essere d'aiuto: ci siamo presentati con la classica stretta di mano poi mi ha detto come si chiama. Non ho capito nulla, me lo ha ribadito ed idem con patate: farglielo ripetere per la terza volta mi sembrava scortese. Comunque questa cosa succede anche con tutti gli indiani che mi capita di conoscere: si presentano, li guardo basito, mi ripetono il nome e faccio finta di aver capito. Più semplice per tutti.

Comunque...PremKumarAshis: che razza di nome é?

c.


mercoledì 11 novembre 2009

LV


Appena arrivato a Pudu ne avevo subito sentito parlare ma immaginavo fosse la classica leggenda metropolitana.
Non credevo o non volevo credere che la Louis Vuitton avesse aperto un suo stabilimento produttivo in India. Va bene la delocalizzazione ed i nuovi mercati emergenti ma la più prestigiosa azienda del lusso, oggi come oggi, del Mondo che realizza i suoi preziosi bauletti nel Tamil Nadu mi sembrava cosa poco credibile. Anche perché avendo lavorato per un'impresa simile sò quello che significa produrre eccellenza e non pensavo (lo penso tuttora) fosse possibile farlo quaggiù.

Ed invece, puntualmente, mi sono dovuto ricredere. Ho incontrato Antuane al Baker Street, la french bakery locale, una domenica mattina. Ero andato per il mio classico brunch: i croissant che fanno potrebbero tranquillamente essere serviti in un qualsiasi bar italiano, sono ottimi. Stavo quindi facendo colazione/pranzo quando entrò questo ragazzo francese che avevo già visto in giro diverse altre volte. Pudu è piccolina ed alla fine le facce sono sempre le stesse.
Ci siamo salutati ed abbiamo iniziato a chiacchierare. Con mia grande sorpresa si espresse in un ottimo italiano, è raro trovare francesi che parlano la nostra lingua: l'aveva imparata a Padova dove era stato due anni per lavoro.
Venne fuori che: anche lui è giù per affari, anche lui ogni paio di mesi torna a casa (Tolosa) ed anche lui è nel settore calzaturiero, l'azienda per cui lavora produce tomaie (la parte superiore della scarpa) e piccola pelletteria...rimase, però, vago sul nome del datore di lavoro.
Successivamente ci siamo ritrovati dopo cena per un Mojito e parlando delle rispettive disavventure in ufficio ho scoperto che è il responsabile della parte produttiva/amministrativa, appunto, per la Louis Vuitton di Pondy.
La fabbrica esiste e produce a pieno regime.
In Italia lavorava per la stessa azienda ed è stato mandando nel sub-continente dopo che il suo capo trovò nel curriculum vitae una precedente esperienza, pre-laurea, di internship in India.

Ragazzo brillante, sulla trentina, simpatico e con la battuta pronta. Mi confessava che secondo lui gli italiani sono un po' snob e con la puzza sotto il naso...uhm, più o meno quello che ho sempre pensato di loro. Quello che si intende per soggettivo...

c.



martedì 10 novembre 2009

Buon Compleanno

Il mio nuovo lavoro compie un anno.

Era esattamente il 10 Novembre dello scorso anno quando arrivai per la prima volta in India. In realtà ero già venuto per tre giorni anche a fine Giugno del 2008. I nuovi titolari pensarono bene di farmi toccare la situazione con mano e tornato in Italia, mi lasciarono il tempo per decidere se accettare o meno la loro proposta. Accettai.
Come ho già detto numerose volte l'impatto non fu dei migliori ma oramai ero in ballo e dovevo ballare: nessuno mi aveva obbligato a lasciare il vecchio lavoro a tempo indeterminato in una delle più grandi e famose aziende delle Marche per trasferirmi a Puducherry. Aggiungiamo, giusto per dovere di cronaca, che due settimane dopo il mio sbarco si abbatté sull'India del Sud uno dei più grandi e violenti tifoni degli ultimi 15 anni...(e ti pareva ?!?).

Happy Birthday

domenica 8 novembre 2009

Piove, governo ladro...


Con il mese di Novembre, puntuale, è arrivato il Monsone. Da Sabato scorso piove incessantemente 24h ore su 24h, se escludiamo qualche raro momento di sole.
La stagione delle piogge durerà più o meno una trentina di giorni: bisogna mettersi con l'anima in pace, armarsi di santa pazienza ed attenderne la fine.
Nonostante la periodicità dell'evento gli indiani, ogni anno, sembrano essere presi alla sprovvista dalle copiose precipitazioni...allagamenti, alberi caduti in mezzo alla strada e condotti saltati sono all'ordine del giorno con questo tempo.

I motociclisti e gli autisti di rickshaw si attrezzano come possono: tirano fuori cerate, giacche a vento e teli anti-pioggia. I più audaci si accontentano di qualche sacchetto di plastica o di qualche copertura di fortuna.
Come scrivevo, la macchina è un lusso che in pochi possono permettersi e i mezzi pubblici non sono proprio un'alternativa confortevole oltretutto la maggior parte sono senza finestrini. Quindi anche in questo periodo nessuno si sogna di abbandonare il proprio mezzo a due ruote.
Da me in ufficio ci sono ragazzi che fanno circa 80 km andata/ritorno per arrivare al lavoro. Con le loro belle tute impermeabili sopra i vestiti, si presentano in ditta stirati e pettinati come se fossero appena usciti di casa...uhm, forza dell'abitudine o misteri della scienza?
L'anno scorso il Monsone fu particolarmente violento: conosco diverse persone che abitando al pian terreno preferirono passare la notte in qualche hotel o guest-house, la loro casa era completamente allagata. Il mio appartamento fortunatamente si trova al terzo piano così non corro questi rischi, anche se le pareti dopo un po di pioggia battente si inzuppano d'acqua.
Il mese di Dicembre (speriamo) si porterà via le piogge e la pazienza per l'attesa verrà ripagata da temperature piacevoli, 25° gradi per intenderci e dal sole. Gli ultimi w.e. di mare prima di rituffarsi nell'inverno marchigiano.

Da noi in Italia si dice: "Piove, governo ladro"...ci sarà qualche detto simile anche quaggiù...?

c.



giovedì 5 novembre 2009

"La Pasta"


Anche Pondy ha il suo bel negozio di pasta fresca fatta in casa.

Circa sei mesi fa', nel mio tempo libero, avevo iniziato a guardarmi un po' intorno con la speranza di trovare un appartamento migliore dell'attuale. Fra broker indiani e intermediatori italiani mi ero imbattuto in Riccardo: accento nordico, trasferito con armi, bagagli e famigliola felice a Pondy oramai da dieci anni o più. Mi propose diverse case, alcune interessanti altre meno, poi non se ne fece più nulla. In una delle ultime però, una palazzina su tre piani, disse che aveva intenzione di tenersi il primo per aprire un alimentari di prodotti made in Italy & pasta fresca.

Incontrandolo successivamente in giro mi assicurò che il suo proposito era ancora valido e addirittura stava procedendo con i lavori. Però andava tutto piuttosto a rilento a causa di permessi che non arrivavano e di operai scansafatiche.
Più nulla fino al mese scorso quando parlando con il mio amico Diego ho saputo che era andato al nuovo negozio di Riccardo ed aveva comprato dei ravioli ripieni di spinaci e ricotta e del sugo al formaggio. A detta sua ottimi. I lavori erano finiti e l'alimentari/pasta fresca era operativo.
Mi riproposi di passarlo a trovare ma fra un impegno ed un altro non sono mai riuscito. Poi ieri sera insieme ad Emilio, visto che ci trovavamo nelle vicinanze, siamo finalmente andati allo shop. L'insegna diceva "La Pasta", nome semplice ma esauriente. Un bancone piuttosto spartano all'interno, una macchina per fare la sfoglia in bella mostra e tutta una serie di paste fresche stese: ravioli, tagliolini e diversi altri tipi.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e poi ordinato per il giorno seguente (oggi) mezzo chilo di ravioli ripieni alla carne. Al sugo penseremo noi, la sua amatriciana è fatta con il bacon. Nel nostro frigo resiste ancora un bel rotolo di pancetta portata dalle Marche, non c'è paragone (non me ne voglia Riccardo).

Stasera pasta fresca fatta in casa e prossimamente il responso.

c.




domenica 1 novembre 2009

Tamil Queen

Venerdì scorso la moglie del nostro fidato autista Yapa ha partorito una splendida bambina.

Sabato sono uscito un po' prima dal lavoro: Francis, il mio amico romano, veniva a trovarmi da Chennai ed avevamo appuntamento per pranzo al suo hotel. Così Yapa verso l'una mi ha riaccompagnato in centro, durante il tragitto mi ha chiesto se volevo passare a trovare sua moglie e la neonata. Ho accettato molto volentieri. Ho avvertito Francis che avrei fatto tardi e siamo andati diretti in ospedale. La struttura si trova nel quartiere francese, è privata ed è gestita dalle suore cattoliche. Yapa ha preferito portare la moglie qui nonostante il conto da pagare sia più alto rispetto alla clinica governativa. A detta sua il servizio è migliore e le camere sono più pulite e meno affollate.
Siamo saliti al reparto maternità al secondo piano: in effetti tutto sembrava ben tenuto ed igienico. Arrivati alla stanza della puerpera, tre metri quadri per tre, tre posti letto e quindici persone dentro (ho subito ripensato al discorso del "meno affollato della clinica governativa"), c'erano ad aspettarci la nonna e la bambina. Appena due giorni di vita, molto chiara e con tantissimi capelli. Sorpresi dalla mia visita mi hanno subito messo in braccio la marmocchia ed hanno iniziato a scattar foto con i cellulari.
Siamo rimasti circa un quarto d'ora. Nel frattempo c'è stato un via vai continuo di parenti e amici, tutti molto contenti di trovarmi lì: ero l'unico bianco dell'intero piano.
Di preciso non conosco la situazione dalle nostre parti in Italia, però sta bambina minuscola, che aveva voglia solo di dormire, passata di mano in mano mi faceva sorridere. Immagino che le nostre neo-mamme siano molto più gelose e paranoiche.

Yapa nei giorni scorsi mi aveva fatto vedere una lista con dei possibili nomi: ancora non sapeva però il sesso della bimba, quaggiù questo tipo di esami pre-parto sono proibiti. Fra quelli femminili comunque Thabata (Tamil Queen, Regina del Tamil) non mi dispiaceva.

L'ultima parola però spetta alla Mamma.

c.

giovedì 29 ottobre 2009

Nano


Era da un po' che volevo scrivere qualcosa sul traffico di queste parti. Però mi sembrava come sparare sulla Croce Rossa quindi ho sempre desistito.
Ora però lo spunto è ghiotto: un paio di sere fa tornando a casa ho visto la mia prima Tata Nano parcheggiata in Nerhu Street, l'arteria principale dello shopping qui a Pudu. Gialla e compatta, fresca di concessionaria, senza (ancora) nessun fronzolo o adesivo con cui di solito gli indiani impiastrano le loro automobili.
Il caso Tata Nano ha sollevato un vespaio di polemiche in India: l'uscita del modello sul mercato è stata posticipata più volte fino a che, almeno così mi sembra di aver letto, lo scorso Marzo si sono decisi a commercializzarla. La Nano ha un prezzo estremamente competitivo, circa 1700 euro, e dovrebbe rappresentare in India quello che in Italia ha rappresentato la 600 cioè l'icona del boom economico e della motorizzazione di massa. Nel subcontinente le automobili non sono così diffuse, anche se non sembrerebbe a giudicare dai continui ingorghi. Quaggiù però, non bisogna mai dimenticarsi del numero di persone con cui si ha a che fare. Se facciamo una statistica della percentuale di automobili per ogni abitante il risultato è infinitamente inferiore a quello di qualsiasi Paese occidentale.
Il mezzo di trasporto più diffuso è la motocicletta: è piuttosto comune imbattersi in un'allegra famigliola di quattro o addirittura cinque persone incastrata stile Tetris in sella ad una Hero Honda. Ho smesso fin da subito di chiedermi come diavolo riuscissero a tenersi in equilibrio, fatto sta che ci riescono. D'altronde anche gli autobus e i taxi comuni sono stipati all'inverosimile, molti passeggeri non disdegnano di farsi il viaggio sopra al tetto o addirittura aggrappati a qualche appiglio di fortuna. Anche durante la stagione delle piogge non abbandonano il loro mezzo a due ruote con il risultato che, nonostante cerate e k-way, arrivano a destinazione inzuppati come pesci. E' stato proprio quest'ultimo il motivo per cui il signor Ratan Tata ha deciso di investire in una macchina low-cost. Così che tutti o quasi avrebbero potuto permettersi una cappotta sotto la quale ripararsi nel periodo dei monsoni.
L'idea del Tycoon di Mumbai sembrava buona almeno negli intenti: però non si deve certo essere un esperto di finanza o di industria per capire che se si vuole costruire un automobile e venderla a 1700 euro e pensare oltretutto di ricavare un profitto, bisogna essere un mago.
La Tata, inizialmente, fu accusata di risparmiare sulla qualità delle materie prime e sulla scarsità dei sistemi di sicurezza. Poi, scoprirono, che la macchina veniva prodotta in degli stabilimenti del Gujarat, uno stato poverissimo, dove la manodopera è una delle più convenienti dell'India e la situazione dei lavoratori tremenda. Alla fine venne fuori la storia che l'automobile, essendo stretta ed alta, si ribaltava un po quello che successe in Europa con le prime Classe A della Mercedes. Solo dopo aver dimostrato l'assoluta falsità di tutte queste calunnie la Tata ottenne il via libera per la vendita.
Inizialmente scoppiò una sorta di follia collettiva, per far fronte alle numerose richieste le concessionarie organizzarono, addirittura, delle lotterie: il cliente arrivava pagava 3000 rupie (50 euro) e se veniva estratto poteva comprare la macchina altrimenti addio soldi. Poi con il passare del tempo l'entusiasmo scemò ed io stavo ancora aspettando di vedere in circolazione il primo modello.
Fino allo scorso Mercoledì. La Nano assomiglia ad una nostra Chevrolet (ex-Hyundai) Matiz, se possibile, ancora più plasticona....insomma, tanto rumore per nulla.

Di pari passo alla motorizzazione di massa dovrebbe svilupparsi un sistema di infrastrutture adeguato, quindi autostrade, strade secondarie e parcheggi. Ma fino ad ora, se escludiamo alcune highways che collegano le principali città, nulla di questo è stato fatto (almeno quà al Sud). Se realmente ogni moto diventerà una Tata Nano la già iper-congestionata situazione attuale si trasformerà in un inferno su quattroruote.

Speriamo bene Mr.Ratan...

India Gate SlideShow II

lunedì 26 ottobre 2009

A&A

Alberto e Arianna o Arianna e Alberto sono una bella coppia, giovane e bionda, di cooperanti Lodigiani. Fra le mie amicizie indiane il settore privato è nettamente surclassato da quello no-profit.
Lei, altruista, sensibile e generosa, ha mollato il suo lavoro, tanto sicuro quanto noioso, di impiegata alla Fed-Ex per dedicarsi alla causa indiana. Lui, iperattivo, entusiasta e un pò paraculo (non me ne voglia, l'accezione del termine è positiva), studi di perfezionamento e Master negli Stati Uniti aveva, invece, ben chiara quale sarebbe stata la sua carriera.

Arianna si è stabilita da subito a Pudu dove è la responsabile italiana per un Centro di accoglienza che tenta di garantire un futuro dignitoso a ragazzini ed adolescenti che altrimenti non l'avrebbero. Conta circa una cinquantina di ospiti ed il numero è in aumento. Forniscono una istruzione di base e cercano di insegnare ai ragazzi dei mestieri che potranno permettergli, un domani, un inserimento nel mondo del lavoro.

Alberto, inizialmente, girava in lungo e in largo il subcontinente e non solo, alla ricerca di progetti brillanti da poter finanziare attraverso la sua ONG di riferimento. Senza dubbio molto interessante ma allo stesso tempo faticoso e stressante. Affrontare un viaggio in treno da queste parti non è proprio la stessa cosa che sedersi con il posto prenotato su un Eurostar italiano. Anche le sue numerose trasferte aeree a lungo andare logoravano. Ora, però, pure lui è di stanza a Puducherry e si occupa del Centro.
Nonostante tutti i loro numerosi impegni e gli orari massacranti hanno trovato la forza di adottare due cuccioli. Tornando a casa una sera hanno visto stì due cagnolini abbandonati nella spazzatura, la tentazione è stata troppo forte ed ora India ed Asia scorrazzano felici (e pulite) nel loro appartamento.

Sabato sera abbiamo mangiato insieme dal Doc. Dopo cena Arianna ha fatto dei mojito fantastici...potrebbe insegnare tecnica e ricetta a qualcuno dei suoi ragazzi: un posto come barman sarebbe garantito...


c.



martedì 20 ottobre 2009

Davide 2.0

Davide sembra essere un nome comune fra i cooperanti.

Verso la metà di Agosto a sostituire Paolo Palmerini, ex-project manager per l'ong Ciai, è arrivato per l'appunto Davide: medico di Magenta, Lombardia. Divide il nome con il mio corregionale Amurri ed inizialmente stà cosa ha creato un pò di confusione. Chiamavi uno e si girava l'altro e viceversa. Ora questo problema non si pone più, Davide, il marchigiano, in India non metterà più piede; almeno nell'immediato. Come scrivevo in uno dei miei ultimi post il suo contratto indiano è terminato.

La "Casa di Davide", punto di riferimento nella movida puducherriana (..eheheh...), comunque continuerà ad essere tale: il lombardo ha rilevato l'affitto del marchigiano.

Il Dottore di Magenta inizialmente era piuttosto schivo e silenzioso. Rientreva tutto nei canoni di un normale ambientamento, con il passare del tempo si è sciolto. Rimane comunque una persona tranquilla e di poche parole nonchè ottimo sassofonista: almeno così dice. Abbiamo provato a farlo esibire ma non c'è stato verso: bisognerà attendere un altro pò per gustare la sua musica balcanica (e non solo, spero...).

Chiaccherando un pò con lui ho scoperto che prima di sbarcare a Pondy è stato un anno in Congo. Laggiù lavorava come medico in uno sperduto villaggio nel cuore dell'Africa Nera. Mi ha raccontato diversi aneddotti, divertenti per chi li ascolta, su camere da letto con serpente incorporato, su cene al buio dove era meglio non chiedere cosa ci fosse nel piatto (non era l'ultima tendenza africana, l'elettricità era una chimera) e su cellullari che prendevano una volta a settimana solo all'ombra di un determinato banano. Non proprio quello che si intende per comfort occidentali.

Dovrebbe rimanere in India almeno un anno. Facendogli un grande in bocca al lupo per la sua nuova avventura concludo con la speranza che ci allieti presto della sua musica.


c.

venerdì 11 settembre 2009

La svastica e la bandiera italiana



All'inizio ero perplesso: ritrovare in continuazione delle svastiche su camion, portoni, templi, elefanti e perfino manifesti pubblicitari mi lasciava alquanto stupito. Ovviamente avevo capito che il significato attribuito al simbolo non poteva essere lo stesso per cui è tristemente noto dalle nostre parti ma non riuscivo a conglierne il senso. Ho iniziato a chiedere in giro ed ho scoperto che la svastica simbologicamente appartiene alla tradizione Indu e solo successivamente è stata ripresa, in Europa, dai seguaci del nazional-socialismo per indicarne la appartenenza . Per l'induismo il simbolo è bene augurante e rappresenta in maniera stilizzata il Sole. Il nesso con il movimento politico del Fuhrer mi sfugge fatto stà però che venne adottato in Germania e poi la storia ha fatto il suo corso.


Altra usanza piuttosto bizzarra, almeno agli occhi occidentali, è quella di appendere sui ponteggi delle case in costruzione dei fantocci con la testa di demone simili a degli spaventapasseri. Credo si voglia proteggere il lavoratore da cattivi presagi. Ne hanno senza dubbio bisogno considerando che le regole per la sicurezza nei cantieri edili non sono proprio la prima priorità degli impresari. La maggiorparte dei manovali e dei carpentieri gira scalza e lavora in bilico su dei ponteggi di bambù che stanno in piedi per scommessa.


La testa di demone comunque ritorna, infatti ogni casa ne ha una a vegliare su di essa. Generalmente sono fatte di terraccotta: per intenderci sono dei vasi rovesciati a cui aggiungono due corna e dipingono una faccia sopra. Ne ho presa una anche io per il mio appartamento alla modica cifra di 200 rps (due euro e poco più...cosa non si fà per un pò di sicurezza). Veramente è molto brutta ed anche un pò inquietante, se non servisse da buon auspicio direi perfino che porta sfiga ma la padrona di casa mi ha rassicurato sul buon esito dell'acquisto.E' la stessa persona però che tiene una pietra penzolante appesa sopra al suo portone, per canalizzare l'energia che gira libera a Pondy.

Comunque mio padre, impresario edile, quando finiva di gettare un tetto sopra alla casa issava una bandiera italiana...Paese che vai tradizioni che trovi...

martedì 8 settembre 2009

La Tribù

Il primo reality show della nuova stagione televisiva targata Mediaset, La Tribù, sarà ambientato in India. Per la precisione Goa: un piccolo Stato sulla costa ovest del Paese.
Goa ha goduto di una certa popolarità negli anni sessanta come metà del turismo hippy di mezzo mondo. Era considerata una sorta di Shangri-La, dove sesso e droga erano liberi e a buon mercato e dove si poteva raggiungere la catarsi spirituale.

Dopo un periodo di declino, piuttosto lungo, oggi si stà riciclando come località di villeggiatura a vocazione familiare. Il suo litorale stà diventando un susseguirsi dei soliti villaggi, resort e alberghi di lusso noti come se ne possono trovare in tutte le classiche mete del turismo di massa mondiale. Da Sharm el Sheik fino a Bali passando per Malindi.

Qualche romantico irriducibile che arriva per la droga, il sesso e la purificazione dello spirito c'è ancora ma oramai si deve accontentare di un pò di folclore.

Quindi dicevamo del reality di Canale 5 ambientato quaggiù. La formula sarà sempre la stessa: una quindicina di vip o presunti tali scaraventati nella mistica e selvaggia India (Goa?!?) alle prese con prove di coraggio e resistenza. Il tutto condito da urla e litigate; qualche scenata di gelosia del fidanzato/a di turno lasciato/a a casa e per un paio di mesi il prime time del giovedì sera dell'ammiraglia Mediaset sarà a posto. La conduttrice dovrebbe essere Paola Perego, altra garanzia in fatto di reality.

Ah...dimenticavo l'inviato in loco: è stato scelto il redivivo Paolo Brosio. Dopo un matrimonio andato a male e la conseguente perdita della trebisonda, l'ex giornalista ha confessato di aver affogato i dispiaceri per la separazione in alcool, droga e mignotte...chissà che l'India non faccia proprio al caso suo per dare una calmata ai bollenti spiriti.

Non voglio comunque assolutamente essere snob o criticare: i commenti intellettualoidi sulla televisione come cattiva maestra li lascio agli addetti ai lavori. Anche perchè quando ho tempo libero sono il primo che si piazza lì davanti e fa il tifo per Pasquale Laricchia.

Mi aveva soltanto incuriosito la scelta della location, Goa: sarebbe un pò come se uno viene in Italia per carpirne l'essenza più vera e poi và a finire all'Acquafan di Riccione. Se proprio dovevano farla bene potevano andarsene alle pendici dell'Himalaya, in qualche valle sperduta del Nord Est o perchè no, nel Tamil Nadu.

Evidentemente la troupe al seguito dei concorrenti avrà trovato più interessante una notte al casinò dell'Park Hyatt Goa Resort and Spa piuttosto che mangiare byriani alla luce di una candela nel campo base di Annapurna.

Come biasimarli...

c.

lunedì 7 settembre 2009

venerdì 4 settembre 2009

Royal Enfield

Se sei occidentale, vivi in India e sei figo devi avere una Royal Enfield...


Considerando che nella mia adolescenza non ho avuto neanche un Si, faccio fatica ad immaginarmi sopra ad una moto. L'India, oltretutto, non è il posto più indicato per un neofita che vuole iniziare a guidare qualsivoglia mezzo meccanico.

La Royal Enfield è una moto inglese dal design old-style prodotta in India, più precisamente a Chennai. La fabbrica originale dovrebbe aver chiuso o almeno la proprietà inglese dovrebbe essersene andata ma la produzione continua. La moto sembra un residuato bellico della seconda guerra mondiale ed assomiglia vagamente ad una nostra MotoGuzzi. Fa un rumore infernale ed è il mezzo preferito dagli euro/americani che abitano quaggiù. Ha indubbiamente un certo fascino, come tutte le cose vintage, ma tecnicamente dovrebbe essere una specie di trattore. Addirittura ne ho viste alcune versioni Diesel: la cosa sembra sorprendere molto gli appassionati di motociclette.
Il modello più in voga è il Bullet. Il prezzo si aggira intorno ai 400 euro, per uno di seconda mano, poi se ne dovrebbero spendere altrettanti per dargli una messa apposto ed a quel punto si può iniziare a scorazzare in giro con la bestiola.

L'idea di acquistarne una non mi è passata neanche per l'anticamera del cervello. La mia Tata, perarltro guidata da Yapa, è più che sufficente per gli spostamenti casa-ufficio. E se devo arrivare da qualche parte a Pondy faccio due passi o mi affido ad un tuk tuk. Però veder sfrecciare (30 km/h) stì aurovilliani a bordo dei loro fiammanti mezzi un pò mi crea qualche invidia.

Poi ripenso agli autobus folli che vanno sorpassando contromano a tutta velocità non curanti di quello che gli passa accanto e soprattuto ripenso al Si che non ho mai avuto e chiamo Yapa per sapere che fine ha fatto...
c.

giovedì 3 settembre 2009

Il Derby della Madonnina


Il mio primo Derby della Madonnina in salsa masala è stato una catastrofe. Per la verità ero quaggiù anche a maggio per il Milan-Inter di ritorno dello scorso campionato. Ma allora non ho avuto modo di vederlo. La tv che ha trasmesso la partita sabato scorso, Neo sport, ha acquistato i diritti della Serie A da questa stagione.

Sabato dalle cinque alle sei ero andato a riposare per arrivare fresco all'appuntamento. Con il fuso orario il calcio d'inizio, in India, era programmato per mezzanotte e un quarto. Verso le otto vado da Davide, ceniamo insieme poi chiaccheriamo allegramente per ingannare l'attesa. Oltre a me e al padrone di casa c'erano l'altro Davide, Diego e Jorge, il fratello di Nuria (la fidanzata di Diego). Tutti e quattro completamente estranei ad ogni cosa orbitasse intorno ad un pallone...fino a quella sera. Per rendere la serata più interessante Diego e l'altro Davide, entrambi lombardi, memori della loro fede nerazzurra alle scuole elementari si sono schierati contro il sottoscritto e il Milan.

Tragedia annunciata.


Alla fine dei primi 45 minuti già stavamo sul 3 a 0 per la squadra dello specialone. Gattuso poco prima del riposo si era già avviato mestamente sotto la doccia. Aveva fatto un fallo sconsiderato nel cerchio di centrocampo ai danni di Sneider che gli era costato il secondo cartellino giallo. Insomma la partita era virtualmente finita, rimaneva solo da salvare la faccia. Non è da Milan limitare i danni ma purtroppo a tutti capitano delle serate storte.


Dal primo gol di ThiagoMotta a casa di Davide è esplosa la torcida interista: cori e sfottò contro di me, il Milan e il suo Presidente. Tutto sommato ci stà, seguire il calcio significa anche saper accettare con il sorriso sulle labbra siuazioni del genere.


Certo però che Seedorf in ciabatte...


c.

martedì 1 settembre 2009

Force India



Domenica scorsa Giancarlo Fisichella a bordo della sua Force India si è classificato secondo nel Gran Premio del Belgio, guadagnando il primo podio e i primi punti mondiali per il team indiano. Già nelle qualifiche del sabato era riuscito ad ottenere la pole position fra lo stupore generale. Anche lo stesso pilota romano, intervistato dopo l'impresa, aveva confessato di non spiegarsi bene le ragioni della sua prestazione. Nè lui nè i suoi ingegneri avevano apportato particolari modifiche alla monoposto.


Fatto stà che è arrivato questo fantastico risultato dopo quasi due stagioni. La Force India è alla sua seconda partecipazione nel campionato mondiale di Formula 1. La sua presenza doveva fare da traino per l'imminente entrata, 2011, del circuito indiano di Noida nel calendario del Circus. Il primo anno però era stato delundente, le due vetture della scuderia avevano totalizzato zero punti e il secondo stava prendendo la brutta china del primo anche se qualche migliorameno c'era stato.


Considerando che in questa stagione sia la Ferrari che la McLaren stanno deludendo ed è il campionato delle sorprese, Brawn Gp e Red Bull in primis, ci si aspettava qualcosa in più dagli indiani. Invece fino al Belgio calma piatta. Lo zero nella casella dei punti mondiali non sarebbe stato un buon biglietto da visita per l'ingresso del subcontinente nel giro dei paesi ospitanti. La pressione sugli uomini arancio-bianco-verdi stava quindi crescendo, anche perchè quaggiù il Mondiale, nonostante tutti gli sforzi, non sembra poi interessare più di tanto.


Ed ecco che arriva il primo, insperato podio e con lui i primi titoloni sui principali quotidiani e i servizi di apertura nei telegiornali nazionali.


Il patron della scuderia è il magnate locale Vijay Mallya proprietario dell'onnipresente Kingfisher, la birra indiana più famosa nel mondo, patrimonio stimato di circa un paio di miliardi di dollari. Come tutti i super-ricchi che si rispettino anche Vijay ha il suo mega-yatch di ordinanza e diversifica i suoi affari. Nel 2005, ricalcando le orme del più popolare Richard Branson patron Virgin, ha fondato una compagnia aerea con il medesimo nome della birra: Kingfisher Airlines. Possiede anche una televisione satellitare, la NDTV e chissà cos'altro.


Vijay si stà occupando anche dello sviluppo e della costruzione del circuito di F1 a Noida, sobborgo di Delhi nonostante sia in un altro Stato rispetto alla capitale (?!?).


Comunque non mancano le polemiche ad accompagnare la possibile entrata del circuito Indiano nel calendario della F1. Svariate personalità politiche molto influenti nel sub-continente ritengono il tutto solamente un arricchimento, ulteriore, dei soliti noti e non un veicolo per lo sviluppo dello sport in India: l'idea che si era fatta passare inizialmente per lo stanziamento dei fondi pubblici necessari alla costruzione dell'opera.


Concludo gridando: Forza Badoerrrrrrrrrrrrrrr...

lunedì 31 agosto 2009

In bocca al lupo signor d.

Oggi, lunedì 31 agosto, è l'ultimo giorno di lavoro di Davide a Pondy. Dopo quasi due anni, il contratto con l'ONG per cui ha collaborato è scaduto. Domenica prossima partirà, per un breve viaggio di piacere, alla volta del nord del Paese. Poi il 19 di settembre rientrerà definitivamente in Italia, o meglio rientrerà in Italia fino al suo prossimo incarico. In ogni caso l'India per lui è un capitolo, oramai, chiuso.

Davide è stata la prima persona che ho conosciuto quaggiù, extralavorativamente parlando. E senza ombra di dubbio è stato quello che più di tutti mi ha aiutato nel mio non facile ambientamento. Nonostante fossimo in disaccordo praticamente su tutto è stato un ottimo compagno di avventura.
Nel subcontinente vogliamo ricordarlo così: felice e sorridente in una delle sue amate piscine...

c.

venerdì 28 agosto 2009

IPL


Non si può tenere un blog che si rispetti sull'India senza, prima o poi, finire per parlare del loro passatempo nazionale preferito: il cricket. Lo sport fù importato, nella sua forma tradizionale, dagli Inglesi e come spesso succede in questi casi gli allievi, ben presto, superano i maestri. Nel subcontiente il cricket ha la stessa popolarità e visibilità che da noi in Europa ha il calcio. Girando per le strade si incontrano gruppetti di ragazzini chiassosi intenti a colpir palline con la caratteristica mazza e bar e ristoranti sono strapieni quando in tv trasmettono qualsivoglia partita.


Parlavo di forma tradizionale del gioco perchè da un pò di anni, 2003 circa, è stata inserita una nuova variante. Per rendere lo sport più fruibile, televisivamente parlando, la federezione internazionale ha deciso di creare la modalità twenty-20. Le partite di cricket potevano, infatti, durare anche diversi giorni così si è deciso di introdurre una versione più breve dove gli incontri non oltrepassano le tre ore. Come una partita di baseball per intenderci, di cui il cricket è il fratello maggiore. Lo sport americano infatti non è altro che una semplificazione dell'inglese e quest'ultimo nè ricalca più o meno le regole con alcune sostanziali differenze. Innanzitutto il gomito di chi lancia non può piegarsi, il battitore non viene eliminato dopo tre strikes ma se viene colpito il wicket (tre bastoncini di legno) alle sue spalle e i punti vengono conteggiati diversamente. Ho molto snellito il tutto ma vi assicuro che è meglio così.


Nel 2007 si sono tenuti i primi campionati del mondo con la nuova formula (ICC twenty-20) e l'India, nonostante partisse svaforita, ha portato a casa la Coppa. In tutto il Paese, così mi hanno detto, si sono registrate le stesse scene di giubilo e delirio che da noi dopo la magica notte di Berlino. Sull'onda dell'entusiasmo per la vittoria nel campionato mondiale, la federazione indiana ha deciso di creare una nuova lega professionistica: la IPL, Indian Premier League.


Scimmiotando un pò la Premier League inglese, un pò la NBA americana si sono messe insieme otto franchigie, corrispondenti alle principali città indiane. Dai nomi altisonanti, abbiamo, per fare qualche esempio: i New Delhi Daredevils, i Chennai Super Kings e i Kolkatta Knight Riders. Quest'ultimi peraltro di proprietà di una delle star più luminose di Bollywood: Shah Rukh Khan.


Nonostante l'immensa popolarità, la neonata lega non ha lo stesso giro di denaro delle nostre calcistiche europee però è una delle più ricche per quanto riguarda il cricket. I giornali locali sono pieni di notizie su trasferimenti di giocatori inglesi, australiani o neozelandesi. Attirati dalla montagna di rupie decidono di venire a giocare nell'IPL. Parliamo comunque al massimo di un paio di milioni di dollari americani, siamo ancora lontani anni luce dai vari Cristiano Ronaldo e Kakà.


Il subcontinente è uno dei pochi posti del globo dove il calcio non ha mai attecchito, per la verità un campionato ce l'hanno anche, sono perfino riuscito a vedere qualche partita in TV, ma il livello è infimo e lo spettacolo pietoso.


Per la cronaca l'ultima IPL è stata vinta dai Deccan Chargers. Evvai...


c.


Kollywood

Non proprio popolare come la sorella maggiore Bollywood, almeno da noi, Kollywood è l'industria cinematografica del Tamil Nadu. Se nella prima la B stà per Bombay quà la K stà per Kadambakkam la Cinecittà di Chennai. Ho scoperto che più o meno ogni stato indiano ha la propria produzione di film, quella Tamil con migliaglia di pellicole ogni anno, è florida e di successo.

Una delle poche amenità del mio appartamento è la tv via cavo, con la quale ricevo quasi un centinaio di canali. I preferiti sono quelli internazionali in lingua inglese: HBO, CNN, BBC, National Geograpich, ESPN etc. ma di tanto in tanto, facendo zapping, capita di imbattermi in qualche trasmissione o filmettino locale.
Ricordate i musicarelli italiani degli anni 60 con Little Tony, Bobby Solo o Gianni Morandi che tanto hanno fatto sognare i nostri genitori...ecco, più o meno, la stragrande maggioranza dei film Tamil è di questo genere. C'è il protagonista, di solito di umili origini, con dei capelli improbabili, che si strugge d'amore per la sua bella. Ovviamente il matrimonio viene osteggiato dalla famiglia di lei che ha già deciso di darla in sposa al boss locale, solitamente grasso e con i capelli altrettanto improbabili. Seguono una serie di risse e balli di gruppo, alla fine l'amore trionfa e tutti vivono felici e contenti. Il budget è misero, la qualità è bassa, le luci e le inquadrature terribili e per non farsi mancare nulla gli attori recitano con le classiche espressioni basite da soap opera di terz'ordine. Però il risultano è che milioni di spettatori pagano il biglietto del cinema prima e rimangono incollati ai televisori poi. Insomma la formula è di sicuro successo e con il minimo sforzo si ottiene il massimo risultato.


Ci sono anche produzioni milionarie, soprattutto a Mumbay, ma il canovaccio rimane sempre lo stesso: il bello, la bella, il brutto che cerca di metterci lo zampino, l'amore che trionfa. Altra gallina dalle uova d'ora è il filone scazzottate: il protagonista robusto, i capelli sempre cotonatissimi, mena le mani e fà volare gente per tutta la durata del film. D'altronde tuttora se da noi ripassano qualche film di Bud Spencer e Terence Hill sono il primo che si piazza di fronte al televisore.

Comunque nonstante sia un grande appasionato di cinema non conosco nessun film indiano: Slumdog Millionaire è stato girato quaggiù ma il regista e gli sceneggiatori sono inglesi e americani ed anche se il regista è indiano, come Michael N. Shyamalan (quello de "Il Sesto Senso"), i capitali e i soggetti sono americani. Un film girato da indiani in India non lo conosco.

Le star di Kollywood sono dei veri e propri miti, ricchi e popolarissimi. Non come i loro colleghi a Mumbay ma altrettanto potenti. Basti pensare che uno dei più noti ricopre anche un ruolo di primo piano nell'organigramma politico del Tamil Nadu. Nulla di nuovo all'orizzonte: Schwarzenegger e Reagan sono gli esempi più eclatanti che mi vengono in mente ma la lista potrebbe continuare.


Ieri ho visto IronMan, blockbuster americano, su HBO: i capelli di Robert Downey Jr. mi sono sembrati normali...

c.

giovedì 27 agosto 2009

Escalè a Pondichery


Questo è troppo. Sono passato sopra alla già citata descrizione che Wikipedia dà di Puducherry e recita -Per il suo sapore coloniale francese, che la distingue dal resto del subcontinente indiano, Pondicherry è stata soprannominata "la Costa Azzurra dell'Est"-. Ora però vengo a scoprire che la casa di moda francese Dior dopo aver già lanciato un profumo con il nome Escalè a Portofino ha intenzione di mettere in commercio il degno successore: Escalè a Pondichery. No, non ci credo. Questa cosa và oltre ogni umana comprensione. Faccio una rapida ricerca in internet che mi dà conferma dell'inquietante notizia ed in più trovo una sedicente campagna pubblicitaria corredata di foto: una esotica spiaggia tropicale con tanto di palme, sabbia bianca e mare cristallino fà da cornice all'elegante confezione dell'essenza d'oltralpe.


Ora capisco che Dior deve vendere il suo profumo quindi la campagna stampa deve essere attraente ed evocativa ma mi chiedo di tanti posti che potevano scegliere, proprio Pudu? E poi di tanti prodotti proprio ad un profumo dovevano accostare il nome della "ridente" Pondycherry?.


Partiamo dal fatto che qui non c'è la spiaggia da cartolina, ma su questo possiamo anche sorvolare. Il nocciolo della questione è che stò posto è una fogna a cielo aperto. La città è divisa da un canale dove scorre un rigagnolo che emana un puzzo terrificante...quà e là si potranno sentire anche note di incensi e fiori esotici ma non è certo la prima cosa che punzecchia la narice.


Vorrei fare un discorsetto con il "naso" della maison francese per sapere dove ha tratto ispirazione per il profumo e soprattutto cosa diamine ci ha messo dentro quell'ampolla. Qualche idea c'è l'avrei anche, ma non penso sia pubblicabile.


Ora la curiosità è molta, spendere una cinquantina di euro e svitare quel tappo ma già sò che mi arrabbierei...


c.

lunedì 24 agosto 2009

Uptown Fitness Studio



Non potevo non scrivere della palestra di Pudu. L'unica fonte di svago indiana, se escludiamo le cene fuori, qualche rarissimo concertino e la piscina.


Visto che mi è sempre piaciuto praticare sport e più in generale tenermi in forma, appena arrivato in India ho cercato qualcosa da fare. Sapevo già che con il nuovo lavoro mi potevo scordare il calcetto della Tod's del giovedì in pausa pranzo, mitico. Non immaginavo però che la situazione fosse così tragica: le alternative erano badminton (?!?), pallavolo (già meglio) e cricket (?!?). Ho chiesto un pò in giro e ho scoperto che tutti i giovedì alle sei al Liceo Francese si trovano per delle partite di volley. Peccato che con il lavoro finisco, quando và di lusso, alle sei e mezza ed impiego altri trenta minuti a tornare in centro. Quindi nisba.


Ho allora cercato di trovare qualche palestra, più flessibile con gli orari. Il mio ex collega me ne aveva consigliata una all'interno dell'Hotel Annamalai. Vado a dare un'occhiata e diciamo benino per gli standard indiani: una quindicina di minuti di tuk tuk per arrivarci e un ambiente non proprio pulito e luminoso. Però quaggiù o mangi stà minestra o salti dalla finestra.


Un paio di giorni dopo, però, gironzolando per le vie del centro alzò gli occhi e al secondo piano del palazzo dove c'è PizzaHut leggo Uptown Fitness Studio. Nome importante, salgo le scale e trovo un appartamento adibito a palestra. Al primo impatto già traspariva una pulizia ossessiva. Entrando nella sala pesi i macchinari erano pochi ma sufficenti e l'unico bagno doccia decente.


La retta era di 2500 rps (36 euro) al mese, piuttosto altina anche per noi, ma almeno garantiva una certa esclusività alla struttura. In verità fin troppa tanto che ora l'hanno abbassata a 1500 rps. Non voglio passare per elitario, ma allenarsi in 40 mq in più di 5 persone per volta inizia ad essere difficoltoso. In più l'Uptown Fitness Studio si trova a 5 minuti a piedi da casa mia, quindi la scelta fra questo e la palestra dell'Annamalai è stata scontata.


Fatto il primo abbonamento inizio a frequentarla in maniera assidua e compatibilmente con i miei impegni di lavoro riesco ad andarci tre volte a settimana. Come istruttore fino ad un paio di mesi fà c'era Pedro: un tipo di circa 40 anni, franco-brasiliano, disponibile ed eclettico, suonava anche il basso in un gruppo reggae locale. Si trovava a Pondy per via della moglie che lavorava al consolato francese. Ora la moglie è stata trasferita e lui se n'è andato con lei. Adesso abbiamo un certo Murugam come istruttore: un tipetto indiano che parla con un filo di voce, bravo e preparato.


Nonostante non mi dispiaccia andare in palestra il mio sogno di organizzare una partita di calcetto settimanale quaggiù rimane. Gli italiani ci sarebbero, anche tanti francesi, ma nessuno sembra interessato a giocare...l'unico che condivide la mia stessa passione è Francis ma, quando è in India, stà a Chennai e comunque anche in due saremmo ancora pochini.




Un bel derby calcistico Italia-Francia a Puducherry avrebbe tutto un altro fascino...magari ci scappa pure la capocciata.


La prova del cuoco

La cucina locale, almeno per quello che ho potuto assaggiare, non è molto varia. Sicuramente includerei fra le specialità il Biryani e il Masala. Il primo, considerato una vera prelibatezza, è una sorta di insalata di riso calda: le varianti più classiche sono il Veg Byriani, quindi con l'aggiunta di verdure e il Chicken Byriani con il pollo. Il secondo, più che un vero e proprio piatto, è una mistura di spezie fra cui: pepe nero, cumino, coriandolo, cannella etc etc. Il Masala è aggiunto ad ogni piatto, anche al byriani, e conferisce un sapore piuttosto forte e caratteristico tanto da coprire tutti gli altri. Dopo un pò, che si mangi verdura, pollo o pesce, sembra di cenare sempre con la stessa cosa. Il famoso curry, non è altro che il corrispettivo europeo del masala ma con lo stesso termine quaggiù indicano anche le zuppe.


Gli indiani accompagnano le loro pietanze con i Naan, del pane tradizionale. Simile alla nostra piadina ha la doppia funzione di pane e di posata, non usando nè forchette nè coltelli il naan serve come cucchiaio. Bisogna, comunque avere una certa dimestichezza, un pò come con i bastoncini giapponesi. Altre particolarità culinarie sono i modi di cottura: il tandoori per esempio. Il cibo infilzato in spiedini và inserito in dei forni particolari, se non esagerano con le spezie il risultato non è male.


Nonostante la vicinanza con l'oceano il pesce non è proprio diffusissimo e quando si ordina al ristorante bisogna sempre ricordare al cameriere, più volte, di non usare salse e spezie. Non capiscono, guardano strano ma a malincuore si adeguano...fanno fatica ad accettare che qualcuno possa mangiare del pesce fresco grigliato solo con un filo d'olio. De gustibus...


La scorsa settima al Nilgiris, il nostro supermercato di fiducia, ho trovato del riso Arborio Scotti. Al modico prezzo di 300 rps, 5 euro, nè ho preso una confezione. Stasera insieme ai due Davide, andremo via di risottino ai funghi...


No Masala, please.



mercoledì 19 agosto 2009

Ferragosto in India


Parafrasando un cinepanettone dei fratelli Vanzina aggiorno il mio blog.

Quest'anno il Ferragosto, come già prima la Pasqua, l'ho trascorso quaggiù in India. Abbiamo avuto una microvacanza, la ditta è stata chiusa sabato 15 e lunedì 17. Il motivo non era però la pausa estiva ma la concomitanza dei festeggiamenti per l'indipendenza di Puducherry e per il compleanno di Sri Aurobindo. Adesso non ricordo in che giorno capitava l'una e in che giorno l'altro, fatto stà che ci siamo goduti del meritato riposo.

Ho avuto Debora con me dalla fine di Luglio fino a circa la metà di Agosto. Si è armata di coraggio e buonavolontà e si è decisa a scendere. All'inizio ero un tantino (?!?) preoccupato per il suo ambientamento, invece devo dire che se l'è cavata alla grande. L'India non è il posto più piacevole da visitare: l'umidità, la sporcizia e il caos che la contraddistinguono non sono proprio le caratteristiche che uno và a cercare quando ha un paio di settimane di ferie. Comunque ha superato la prova a pieni voti, anzi ha conosciuto più persone e visto più posti lei in due settimane che io in quasi 9 mesi.

Ha fatto incetta di pashmine, incensi e si è comprata perfino una campana tibetana: un vaso metallico, simile ad un nostro mortaio, con tanto di pestello. Produce dei suoni, a detta sua e di chi gliela venduta, molto rilassanti...io dopo averla sentita nutro dei forti dubbi.

Venerdì scorso l'ho accompagnata all'aereoporto di Chennai. Il volo Emirates per Dubai parte alle 4.15 AM così abbiamo avuto tutto il tempo per cenare all'hotel Park, uno dei più lussuosi della capitale Tamil. E' rimasta più colpita da questo che da quasi tutto il resto, non perchè non avesse mai visto un hotel di lusso, ci mancherebbe...ma perchè non immaginava che nello stesso posto potessero esserci bambini nudi mangiare fra la spazzatura e strutture di questo genere con Jaguar e BMW parcheggiate all'ingresso dove un Johnnie Walker Black Label al Leather Bar costa quasi 10 euro.

Nel frattempo la nutrita schiera di Italiani in Pudu si è rinforzata con un nuovo elemento. Davide, medico specializzato in malattie tropicali, prenderà il posto di Paolo Palmerini. Originario di Magenta, taciturno e simpatico. Sulla trentacinquina, prima volta in India, ha trascorso gli ultimi tre anni fra Cina e Africa.


Come diceva mia nonna, fà sempre comodo avere un medico come amico...aggiungo io, soprattutto quaggiù.


C.

lunedì 17 agosto 2009

Francis


Francis ha un paio d'anni più di me, è romano e tifa la "maggica".

Appena arrivato quaggiù, lo scorso Novembre, mi sono iscritto al gruppo di Facebook "Italiani in India". Ho dato un'occhiata ai membri e ne ho trovati due o tre dalle mie parti. Fra questi c'era appunto Francis. Quando è nel sub-continente vive e lavora a Chennai (ex-Madras), 150 km da Pondy, capitale del Tamil Nadu. Ho pensato fosse cosa buona e giusta contattarlo per un non meglio specificato spirito patriottico: fà sempre comodo avere qualcuno in più con cui scambiare commmenti ed impressioni...mal comune, mezzo gaudio.

Inizialmente classico botta e risposta informatico poi più nulla. Fino a quando il social network ci mette ancora lo zampino. Dopo aver tracorso la Pasqua a Mamalappuram pubblico su FC alcune foto della gita e trovo un suo commento: c'era stato anche lui, il giorno prima di me.

A quel punto scatta l'invito, visto la fama di Puducherry (la Costa Azzurra indiana...mah), lo convinco a venire da me per il week end successivo.

A Chennai divide l'appartamento con un suo collega, un SudAfricano frizzante di chiare origini caucasiche. Ovviamente accetto di ospitare anche lui, il mio coinquilino è appena rientrato in Italia ed ho casa libera per i successivi 25 giorni.

Arrivano il sabato pomeriggio sul tardi, il tempo di sistemare i bagagli, darsi una rinfrescata e siamo già a cena al Duplex.

Francis insieme a due soci ha fondato e gestisce, a Chennai, una società di web design specializzata in gambling: per intenderci giochi d'azzardo. Hanno circa dieci/quindici dipendenti, per la maggiorparte indiani e tanta voglia di fare. Inizialmente credevano di poter gestire il tutto stando comodamente in Europa, ma nonostante il tipo di lavoro si sono dovuti ricredere velocemente. Una persona in loco era indispensabile, così è partito.

Parla perfettamente inglese, con accento cockney, retaggio di diversi anni trascorsi a Londra dove ha fatto di tutto tranne rimanere con le mani in mano. Tuttora risiede nella capitale britannica: è un ragazzo simpatico, brillante e come tutti quelli che decidono di venire in India, un pò fuori di testa. Ma ci stà.

Per ammazzare la serata a Pondy, insieme a Davide e Riccardo, abbiamo messo sù una poker night. Avevo presentato Francis come un maestro del poker, visto il suo lavoro (caratterialmente comunque tendo sempre ad esagerare).


Con tre assi e due sette neanche ha rilanciato...ahi ahi ahi

mercoledì 22 aprile 2009

Yapa


Yapa è il nostro autista. Tutte le mattine, puntuale, alle otto è sotto casa per portarci al lavoro. Più volte gli ho detto di prendersela comoda: per arrivare da noi si fà una trentina di km in motorino ed immagino la sua sveglia suoni alle sei, sei e trenta al massimo. Ma sembra non sentirci da quell'orecchio e continua ad arrivare alla sua solita ora, contento lui...
Parcheggia il motorino, sale in casa e aspetta pazientemente che finiamo di fare colazione, nel frattempo si ipnotizza con un pò di wrestling americano in tv.

E' piuttosto giovane, credo sui 28 anni, si è sposato da poco con una ragazza graziosa, ho visto le (la) foto del suo matrimonio e non ha il pollice della mano sinistra, un brutto ricordo di un precedente lavoro. Purtroppo non parla una parola di inglese, quindi le comunicazioni fra di noi sono difficoltose ma il più delle volte riusciamo a capirci. E' bene comunque non avventurarsi in discorsi troppo complicati.

E' in gamba e leale, raramente mi sono trovato nella situazione di doverlo riprendere e se la domenica ho bisogno di lui non si tira mai indietro. Ovviamente lo ricompenso per il giorno lavorativo extra e penso che lo faccia soprattutto per questo, ma almeno non lo dà a vedere.


Mi ha mostrato la sua busta paga di marzo: 3770 rupie nette, considerate circa 64 rupie per un euro al cambio attuale. Sicuramente al di sopra della soglia di povertà stabilita dal governo indiano: 1,25 dollari al giorno. Ma comunque un pò pochino...


c.

lunedì 13 aprile 2009

Pasqua a Mamallapuram



Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi...e dove vuoi, aggiungo io. Quest'anno, per motivi di lavoro, l'ho trascorsa in India.

Visto che Pasquetta quaggiù è un giorno lavorativo come un'altro abbiamo deciso di anticipare la classica gita fuori porta alla domenica. Siamo partiti, con Riccardo e il mio autista Yapa, di buon ora direzione Mamallapuram: un centro turistico fra Chennai e Pondy distante circa una novantina di km. Nonostante la relativa vicinanza abbiamo impiegato più di due ore: le strade sono quelle che sono e la nostra tata sopra gli 80km/h inizia a far fatica.
Riccardo è una new entry: giovane di belle speranze, laureando alla Bocconi di Milano, sbarcato nel subcontinente per uno stage di tre mesi alla Hi-design: azienda di pelletteria piuttosto prestigiosa da queste parti.

A Mama ci attendevano Davide e Debora, week end lungo e già da due giorni spalmati sui lettini del Grt Temple Bay Beach Resort. Ospiti loro, abbiamo trascorso la mattinata nell'albergo: bagno in piscina un pò di relax e pranzo a buffet (indiano). Le olive ascolane, i cappelletti in brodo e l'agnello che i miei si stavano gustando in Italia erano tutta un'altra cosa, ma non facciamo i soliti italioti che si lamentano di tutto...uhm, anzi facciamolo: viva l'Italia e il suo meraviglioso cibo.

Mattinata dedicata all'abbronzatura, pomeriggio dedicato alla cultura. Avevo sentito parlare bene di questa località ed anche la mia lonely planet sembrava non aver dubbi. In effetti è stata una piacevole sorpresa. Tre le attrazioni principali: un tempio a due passi dal mare, una serie di rhatas (carri) in pietra costruiti da cinque Re fratelli e delle cave da dove sono stati ricavati altri tempi, pieni di sculture rupestri. C'è anche una roccia perfettamente rotonda che si tiene in bilico non si sà bene perchè. Mamallapuram è anche famosa per i suoi artigiani che scolpiscono la roccia: in giro infatti è pieno di botteghe che vendono riproduzioni in pietra di Ganesh o Shiva o qualche altro dio.

Tutto sommato una giornata piacevole, nonostante il caldo e l'umidità rendessero difficile la visita.

Domani (14 aprile) è il Capodanno Tamil...Pasqua e Capodanno insieme, un affarone...


C.








lunedì 9 marzo 2009

Monsami


Monsami è il centralinista della ditta per cui lavoro. Ha la mia stessa età, parla un pò di inglese e sà qualche parola di italiano. Mi chiede sempre che tempo fà in Italia: non credo abbia bene capito la questione delle stagioni. Quaggiù d'altronde hanno solamente due opzioni climatiche, caldo umido e caldo umido con pioggia.

Monsami è minuto: all'incirca un metro e sessanta per una quarantina di chili e parla con voce squillante. Ha l'immancabile baffo, indossa la sua bella camicia e tiene sempre una penna nel taschino. Tre must irrinunciabili per ogni indiano che si rispetti.
Ha sempre il sorriso sulle labbra, è molto disponibile e tutte le mattine viene nel mio ufficio per darmi il benvenuto. E' orgoglioso del suo lavoro e più di una volta mi ha mostrato come ricorda a memoria tutti i numeri telefonici della rubrica.
La sera verso le cinque inizia ad impacchettare decine e decine di campioni da spedire con i corrieri: è preciso e meticoloso in tutto quello che fà.

Monsami veniva al lavoro in autobus. Un giorno lo vedo arrivare, tutto contento, sopra ad una Hero Honda, con il casco di due taglie più grande.
Gli faccio i complimenti per la bella moto e mi spiega che quella insieme a 20 grammi d'oro era stata la dote che sua moglie gli aveva portato il giorno delle nozze. La maggiorparte dei matrimoni indiani, soprattutto quà nel sud, sono combinati: i genitori scelgono per i loro figli la moglie e fra le varie pretendenti la scelta cade su quella che ha la dote migliore.

Monsami mi ha chiesto se ho una moglie, gli ho risposto di no come se mi avesse domandato chissà cosa. Mi ha guardato perplesso.


C.

venerdì 6 marzo 2009

Puducherry



Puducherry o Pondicherry o Pondy come preferiscono chiamarla un pò tutti quaggiù, è un piccolo stato all'interno del Tamil Nadu, India del Sud. Conta più o meno un milione di abitanti, gode di notevoli vantaggi fiscali ed è una meta turistica molto ambita dagli indiani.

Me ne sono reso conto il 26 gennaio in occasione della festa nazionale per l'indipendenza, quando sono arrivati decine (centinaia?) di migliaia di turisti da ogni parte dell'India. E' stato un vero problema trovare un buco in uno dei nostri soliti ristoranti ed il promenade era ingolfato da famigliole a passeggio.

Sù wikipedia ho trovato la seguente frase: cito -Per il suo sapore coloniale francese, che la distingue dal resto del subcontinente indiano, Pondicherry è stata soprannominata "la Costa Azzurra dell'Est".
Ora, va bene tutto, ma Costa Azzurra dell'Est, proprio no. Ok, era una ex colonia francese, le vie del centro si chiamano rue, diversi ristoranti nei loro menù comprendono specialità d'oltralpe e gli hotel hanno nomi come Duplex, Promenade, L'Orient o Rendez Vous, ma la Costa Azzurra è un'altra cosa.
Tutti, almeno quelli che frequentano il subcontinente da diversi anni, non fanno altro che ripetermi che questa non è la vera India e che la zona è il miglior posto dove potessi capitare. Ovviamente se uno quà ci deve lavorare e non ha velleità turistiche.

L'impatto quando sono arrivato non è stato certo dei migliori: traffico impazzito, mucche e bufali in giro per le strade, sporcizia un pò dappertutto, cornacchie ed una umidità opprimente. Il mio appartamento poi non è proprio una reggia ed il quadro è completo.
Abito nel quartiere mussulmano, Rue Cazy 28: il posto è tranquillo e pulito vicino al centro ed al mare, l'unico inconveniente sono i muazzin. Hanno il brutto vizio di pregare al sorgere del sole; tutte le mattine intorno alle cinque con i loro megafoni gridano per circa un quarto d'ora dandomi il buongiorno.
Con il passare dei giorni, però, mi sono un pò abituato alla situazione ed ora riesco a muovermi bene in questa realtà.

Intendiamoci il momento migliore rimane sempre quello dove prendo lo stipendio e salgo sull'aereo ma ora la situazione non è tragica come all'inizio.


C.



giovedì 5 marzo 2009

Domenica

L'unico giorno libero che ho è la domenica. Sò che dovrei fare qualcosa di speciale, nel mini weekend, visto che sono in India e che ho così' poco tempo libero a disposizione.
Ed invece, almeno, per questi primi mesi l'unica cosa che ho fatto è stata poltrire in piscina o al mare. Per la verità non è stato affatto male, ma sentire gente che se na va a Mamallapuram o nel Kerala o a vedere qualche bellissimo tempio, con le loro gopuram coloratissime, nell'interno un pò mi spinge ad organizzare qualcosa.
Questo slancio culturale si affievolisce il sabato sera e si spegne definitivamente la domenica mattina. Con la scusa di avere tempo preferisco andarmene un pò a rilassarmi in qualche resort.
Il mio preferito è il Kailash Beach Resort, 10km a sud di Pudu. Il posto è tranquillo ed immerso nel verde, frequentato soprattutto da francesi con una meravigliosa piscina.
Il proprietario è un indiano piuttosto giovane che ha vissuto per lungo tempo in Francia. Nel suo resort è riuscito a coniugare il fascino esotico dell'India con la professionalità ricettiva francese.
La struttura ha un corpo centrale dove ci sono le camere da letto, una enorme piscina con l'acqua a sfioro, un ristorante, un patio per concerti e un locale per massaggi e trattamenti ayurvedici.
Un lungo viale alberato di terra rossa conduce alla spiaggia. Purtroppo non è attrezzata ma adatissima per delle lunghe passeggiate.
Preferisco rimanere a bordo piscina dove fra una buona lettura e un tuffo aspetto che il sole tramonti. L'ingresso è economico, con 500 rupie usufruisco delle strutture del centro per tutta la giornata, ovviamente massaggi e ristorante non sono inclusi nel prezzo.
Anche se il Kailash rimane la mia meta preferita, Aurobeach può essere una valida alternativa.
Aurobeach è, teoricamente, la spiaggia privata di Auroville. Ha un ingresso chiuso e possono accedere solo gli aurovilliani e i loro ospiti. La sicurezza non è poi così fiscale e con un pò di faccia tosta e qualche rupia si riesce ad entrare facilmente.
La spiaggia non è stò grande spettacolo ma un bel tuffo nell'oceano ha tutto un altro fascino di una piscina con il cloro. C'è anche un bar dove poter mangiare qualcosa, tutto rigorosamente vegetariano, e delle amache per rilassarsi.
L'unico inconveniente sono i venditori di collanine: se per qualche malcapitata ragione si fà lo sbaglio di mostrarsi interessati difficilmente se ne andranno senza avervi venduto qualcosa.
Uno scotto che si paga volentieri per un pò di Oceano Indiano.


C.